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Pietro Metastasio Ezio IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SECONDA
Valentiniano senza manto e senza lauro, con ispada nuda er séguito di pretoriani, e detti.
VAL. |
Ogni via custodite ed ogni ingresso. (parlando ad alcuni soldati, che partono) |
MASS. |
(Egli vive! Oh destin!) |
VAL. |
Massimo, Fulvia, Chi creduto l’avria? |
MASS. |
Signor, che avvenne? |
VAL. |
Ah! maggior fellonia mai non s’intese. |
FUL. |
(Misero genitor!) |
MASS. |
(Tutto comprese). |
VAL. |
Di chi deggio fidarmi? I miei più cari M’insidiano la vita. |
MASS. |
(Ardir). Come! E potrebbe Un’anima sì rea trovarsi mai? |
VAL. |
Massimo, e pur si trova; e tu lo sai. |
MASS. |
Io! |
VAL. |
Sì; ma il Ciel difende Le vite de’ monarchi. Emilio in vano Trafiggermi sperò. Nel sonno immerso Credea trovarmi, e s’ingannò. L’intesi Del mio notturno albergo L’ingresso penetrare. A’ dubbi passi, Al tentar delle piume, Previdi un tradimenio. In piè balzai, Strinsi un acciar; contro il fellon, che fugge, Fra l’ombre i colpi affretto. Accorre al grido Stuol di custodi, e delle aperte logge Mi veggo, al lume inaspettato e nuovo, Sanguigno il ferro: il traditor non trovo. |
MASS. |
Forse Emilio non fu. |
VAL. |
La nota voce Ben riconobbi al grido, onde si dolse Allor che lo piagai. |
MASS. |
Ma per qual fine Un tuo servo arrischiarsi al colpo indegno? |
VAL. |
Il servo lo tentò: d’altri è il disegno. |
FUL. |
(Oh Dio!) |
MASS. |
Lascia ch’io vada In traccia del fellon. (in atto di partire) |
VAL. |
Cura è di Varo: Tu non partire. |
MASS. |
(Ah, son perduto!) Io forse Meglio di lui potrò... |
VAL. |
Massimo, amico, Non lasciarmi così: se tu mi lasci, Donde spero consiglio e donde aita? |
MASS. |
T’ubbidisco. (Io respiro). |
FUL. |
(Io torno in vita). |
MASS. |
Ma chi del tradimento Tu credi autor? |
VAL. |
Puoi dubitarne? In esso Ezio non riconosci? Ah! se mai posso Convincerlo abbastanza, i giorni suoi L’error mi pagheranno. |
FUL. |
(Mancava all’alma mia quest’altro affanno). |
MASS. |
Io non so figurarmi In Ezio un traditor. D’esserlo almeno Non ha ragion. Benignamente accolto... Applaudito da te... come avria core?... È ben ver che l’amore, L’ambizion, la gelosia, la lode Contaminan talor d’altrui la fede. Ezio amato si vede, È pien d’una vittoria, Arbitro è delle schiere... Eh potrebbe scordarsi il suo dovere. |
FUL. |
Tu lo conosci, ed in tal guisa, o padre, Parli di lui? |
MASS. |
Son d’Ezio amico, è vero, Ma suddito d’Augusto. |
VAL. |
E Fulvia tanto Difende un traditore? Ah, che il sospetto Del geloso mio cor vero diviene. |
MASS. |
Credi Fulvia capace D’altro amor che del tuo? T’inganni. In lei È pietà la difesa, e non amore. La minaccia, l’orrore Di castigo e di morte La fanno impietosir. Del sesso imbelle La natia debolezza ancor non sai? |