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Pietro Metastasio
L'impresario delle Canarie

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INTERMEZZO SECONDO

 

 

Dopo il secondo atto.

 

DORINA vestita da teatro con sartori e cameriere, e poi NIBBIO

 

 

DOR.

Quest’abito vi dico che sta male:

Da regina non è, non è alla moda:

Un manto alla reale

Deve aver dieci palmi e più di coda.

(in collera coi sartori)

NIB.

Mi confermo qual fui:

Son qui con la cantata.

DOR.

(Ci mancava costui!) Serva obbligata.

Più corta questa parte;

Tantin più, per favore.

(alli suddetti, non guardando Nibbio)

NIB.

Recita questa sera?

DOR.

Sì signore.

Presto! presto! Che fate?

Un altro punto qui.

NIB.

Farà la prima donna?

DOR.

Signor sì.

Che manica storpiata!

Qui la voglio allargata:

In tutto ci si vede la miseria.

NIB.

Credo che avrà materia

Da poter farsi onore.

DOR.

(Che noia!) Sì signore.

Pare che lo facciate per dispetto.

Larga, larga, vi ho detto.

Che razza di sartore!

N1B.

L’opera quanto dura?

DOR.

Sì signore.

NIB.

(Che risposta!)

DOR.

Partite,

Levatevi di qui.

Lo porterò così per questa sera.

NIB.

Ma certo, che maniera

È questa di servire una signora?

Via, birbanti, in malora!

(alli sartori, li quali partono scacciati)

(Così la finirà).

DOR.

Mi creda, in verità,

Che non si può durare:

Tutto da sé bisognerebbe fare.

NIB.

Non gliel niego; ma poi

Scorderà questa pena,

Allor che su la scena

Sentirà da’ vicini e da’ lontani

Le sbattute de’ piedi e delle mani.

DOR.

Anzi appunto in teatro

Son le pene maggiori.

Tanti diversi umori

A contentar si suda.

Uno cotta la vuole, e l’altro cruda.

 

Recitar è una miseria

Parte buffa o parte seria.

Là s’inquieta un cicisbeo

Per un guanto o per un neo.

Qua dispiace a un delicato

Il vestito mal tagliato:

Uno dice: ‘Mi stordisce’;

L’altro: ‘Quando la finisce?’

E nel meglio in un cantone,

Decidendo, un mio padrone

Si diverte a mormorar.

Se da un uomo più discreto

Un dì quei ripreso viene,

Che non tagli, che stia cheto,

Gli risponde, e dice bene:

‘Signor mio, non v’è riparo:

Io qui spendo il mio denaro;

Voglio dir quel che mi par.’

NIB.

Signora, il suo gran merito

Non sta soggetto a critica.

DOR.

Quello che più mi turba è che nell’opera

Ho una scena agitata,

Che finge Cleopatra incatenata;

E temo che la collera

M’abbia pregiudicata nella voce.

NIB.

Ed io, per mia disgrazia,

Questa sera ho un impegno,

Che mi toglie il piacere

Di poterla vedere.

DOR.

Oh! mi dispiace:

L’approvazion di lei

Gradita mi saria.

NIB.

Potrebbe in grazia mia

Farmi godere una scenetta a solo?

DOR.

Lo farei volentieri ma, senza i lumi,

Senza scene, istrumenti, e a pian terreno,

Manca l’azione e comparisce meno.

NIB.

Questo non dà fastidio: si figuri

Che qui l’orchestra suoni

Co’ soliti violini e violoni,

E che sia questa stanza

Il fondo d’una torre, o quel che vuole.

Esca pur Cleopatra,

Porti seco la perla e l’antimonio:

Io son qui, se bisogna, un Marc’Antonio.

DOR.

Non occorre, ché il fatto non è quello:

È una lite che avea con suo fratello.

NIB.

Sarà per me bastante

La parte d’ascoltante.

Questo il cerino sia, questo il libretto:

Faccia conto ch’io stia dentro un palchetto.

DOR.

«Ceppi, barbari ceppi, ombre funeste,

Empie mura insensate,

Come non vi spezzate,

Mentre da queste ciglia

Sgorga di pianto un mar?»...

NIB.

Povera figlia!

DOR.

«Non vien da strano lido

Barbaro usurpatore a tormi il regno:

È Tolomeo l’infido,

Il germano è l’ingrato

Che mi scaccia dal soglio»…

NIB.

Oh che peccato!

DOR.

«Delle catene al peso, al mio tormento

Più non resisto, e già languir mi sento»…

NIB.

Fa da vero, sicuro.

DOR.

«Ah, Tolomeo spergiuro,

Godi del mio martoro:

Prendi il trono che brami; io manco, io moro.»

NIB.

Acqua, poter del mondo!

Comparisse qualcuno!

DOR.

Oh, questa è bella! Io non ho mal nessuno.

NIB.

La fa sì naturale,

Che ingannato mi son: veniamo all’aria.

DOR.

Finisce qui.

NIB.

Senz’altro?

DOR.

Sì signore.

NIB.

Ma questo è un grand’errore:

Il poeta mi scusi. E dove mai

Si può trovare occasion più bella

Da mettere un’arietta

Cori qualche «farfalletta» o «navicella»?

DOR.

Dopo una scena tragica

Vogliono certe stitiche persone

Che stia male una tal cornparazione.

NIB.

No, no, comparazione: in questo sito

Una similitudine bastava;

E sa quanto l’udienza rallegrava?

DOR.

(Che sciocco!)

NIB.

In un mio dramma io mi ricordo,

Dopo una scena simile,

Che un’aria mia fu così ben accolta

Che la gente gridava: ‘Un’altra volta !’

DOR.

Me la faccia sentire.

NIB.

Sì, sì: per lei forse potrà servire.

 

«La farfalla, che allo scuro

va ronzando intorno al muro,

Sai che dice a chi l’intende?

‘Chi una fiaccola m’accende,

Chi mi scotta per pietà?’

Il vascello e la tartana,

Fra scirocco e tramontana,

Con le tavole schiodate

Va sbalzando, va sparando

Cannonate in quantità,»

DOR.

(Che poesia curiosa!)

Ella è particolare in ogni cosa.

NIB.

Più d’uno me l’ha detto, e dice il vero.

DOR.

Ma del nostro contratto

Niente fin or si è fatto.

NIB.

Anzi è concluso.

DOR.

Come! Se il mio pensiero

Non palesai peranco?

NIB.

Eccole un foglio in bianco

Colla mia firma: in esso

Stenda pure un processo

Di patti e condizioni:

Purché venga con me, tutti son buoni.

DOR.

Troppo si fida; esperienza alcuna

Di me non ha Vossignoria fin ora.

NIB.

Non importa, signora.

DOR.

Ci porrò ch’io non recito

Se non da prima donna, e che non voglio

Che la parte sia corta.

NIB.

Signora, non importa.

DOR.

Che l’autor de’ libretti

Sia sempre amico mio, vi voglio ancora.

NIB.

Non importa, signora.

DOR.

E che, oltre l’onorario, Ella mi debba

Dar sorbetti e caffè,

Zucchero ed erba the,

Ottima cioccolata con vainiglia,

Tabacco di Siviglia,

Di Brasile e d’Avana,

E due regali almen la settimana.

NIB.

Non m’importa: mi basta che un poco

si ricordi d’un suo servitore.

DOR.

Speri, speri, ché forse il mio core

Il suo merto distinguer saprà.

NIB.

Ah! signora, la sola speranza

Non mi serva, non giova per me.

DOR.

Eh! signore; ma troppo s’avanza:

Si contenti per ora così.

NIB.

Ih! ma questa mi par scortesia:

Tanta flemma soffrir non si può.

DOR.

Oh! che fretta! Bastar gli potria

Di parlarne vicino al Perù.

NIB.

Uh! Ma tanto tenermi nel foco,

Con sua pace, mi par crudeltà.

DOR.

Con sua pace, non è crudeltà.

Ma si spieghi: qual è il suo pensiero?

NIB.

Un affetto modesto e sincero.

DOR.

Me ne parli, ma quando sto in ozio.

NIB.

Ho paura che il nostro negozio

Mai concluso fra noi non sarà.

DOR.

Non disperi: vedremo. Chi sa?




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