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Pietro Metastasio Ipermestra IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA DECIMA
Linceo e Danao
LIN. |
Io mi perdo, o mio re. Quei detti oscuri, Quel pianto, quel dolor... |
DAN. |
Non ti sgomenti D’una donzella il pianto. Esse son meste Spesso senza cagion; ma tornan spesso Senza cagione a serenarsi. |
LIN. |
Ah! parmi Ch’abbia salde radici D’Ipermestra il dolor; né facilmente Si sana il duol d’una ferita ascosa. |
DAN. |
Io ne prendo la cura: in me riposa. (parte) |
LIN. |
No, che torni sì presto A serenarsi il ciel l’alma non spera: La nube che l’ingombra è troppo nera.
Io non pretendo, o stelle, Il solito splendor: Mi basta in tanto orror Qualche baleno, Che, se le mie procelle Non giunge a tranquillar, Quai scogli ha questo mar Mi mostri almeno. |