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Pietro Metastasio Ipermestra IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA ULTIMA
Adrasto con numeroso séguito, Elpinice e detti.
ADR. |
Occupate, o miei fidi, (alle guardie) Dell’albergo real tutte le parti. |
PLIST. |
Danao, non ingannarti Nell’inchiesta del reo: da me sedotto Fu il prence a prender l’armi; ei non volea. |
ELP. |
Io, che svelai l’arcano, io son la rea. |
IPER. |
Padre, udisti fin ora Una figlia pietosa: Or che, lode agli dèi, In sicuro già sei, senti una sposa. Sposa! ma non temer di questo nome, Signor, ch’io faccia abuso: Non difendo Linceo; me stessa accuso. Io seppi, e non mi pento, A te sagrificarlo: al sagrifizio Sopravviver non so. Se i merti suoi, Se l’antica sua fé, se un cieco amore, Se la clemenza tua, Se le lagrime mie da te non sanno Ottenergli perdon, mora; ma seco Mora Ipermestra ancor. Debole, io merto Questo castigo; e, sventurata, io chiedo Questa pietà. Troppo crudel tormento La vita or mi saria; finisca ormai. A salvarti bastò: fu lunga assai. |
DAN. |
Non più, figlia, non più: tu mi facesti Abbastanza arrossir. Come potrei Altrui punir, se non mi veggo intorno Alcun più reo di me? Vivi felice, Vivi col tuo Linceo. Ma, se la vita Dar mi sapesti, or l’opra assolvi, e pensa A rendermi l’onore. Il regio serto Passi al tuo crine, e sul tuo crin racquisti Quello splendor che gli scemò sul mio. Ah! così potess’io Ceder dell’universo a te l’impero: Renderei fortunato il mondo intero. |
TUTTI |
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Alma eccelsa, ascendi in trono: Della sorte ei non è dono; È mercé di tua virtù. La virtù, che in trono ascende, Fa soave, amabil rende Fin l’istessa servitù. |