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Pietro Metastasio L'isola disabitata IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SETTIMA
Gernando solo affannato, indi Enrico.
GERNANDO
Ah presaga fu l’alma
Di sue sventure. In van m’affretto; in vano
Cerco, chiamo, m’affanno: un’orma, un segno
Dell’idol mio non trovo. Ov’è l’amico?
Forse ei più fortunato... Enrico... Enrico?
Cerchisi... Oh Dio, non posso: oh Dio, m’opprime
La stanchezza e il dolor! Là su quel sasso
Si respiri e si attenda...
(nell’appressarsi Gernando vede l’iscrizione)
Come! Note europee? Stelle! Il mio nome!
Chi ve l’impresse e quando? (legge)
“Dal traditor Gernando
Costanza abbandonata, i giorni suoi
In questo terminò lido straniero...”
Io manco. (s’appoggia al sasso.)
ENRICO
Ah mi conforta!
Sai Costanza ove sia?
GERNANDO (appoggiato al sasso)
Costanza è morta.
ENRICO
Come!
GERNANDO
Leggi. (accennando l’iscrizione)
ENRICO
Infelice! (legge piano le prime parole, e poi esclama.)
“I giorni suoi
In questo terminò lido straniero.
Amico passeggiero,
Se una tigre non sei
O vendica o compiangi...” Appien compita
L’opra non è.
GERNANDO
Non le bastò la vita. (cade piangendo sul sasso)
ENRICO
Oh tragedia funesta! Ah piangi, amico;
Le lagrime son giuste. Io t’accompagno,
T’accompagnano i sassi. Unico in tanto
Dolor, ma gran conforto, è che rimorsi
Almen non hai. Facesti
Quanto da un uom richiede
E l’amore e la fede,
E la ragione e l’onestà. Non piacque
Al Ciel di secondarti. Or non ti resta
Che piegar, come pio, la fronte umìle
Ai decreti supremi; e, come saggio,
Abbandonar questa crudel contrada.
GERNANDO
Abbandonarla! E dove vuoi ch’io vada?
Ove speri ch’io possa
Più riposo trovar! Questo è il soggiorno
Che il Ciel mi destinò.
ENRICO
Ma che pretendi?
GERNANDO
Respirar, fin ch’io viva,
Sempre quell’aure istesse
Che il mio ben respirò; di questi oggetti
Nutrire il mio tormento;
Tornare ogni momento
Questo sasso a baciar; viver penando;
Compire il mio destino
Col suo nome fra’ labbri, a lei vicino.
ENRICO
Ah Gernando, ah che dici!
E la patria? e gli amici?
E il vecchio genitor?...
GERNANDO
L’ucciderei,
Se in questo stato io mi mostrassi a lui.
Va’; per me tu l’assisti:
Mi fido di te. Se del mio caso ei chiede,
Raddolcisci narrando il caso mio.
ENRICO
E tu speri ch’io possa...
GERNANDO
Amico, addio.
Non turbar quand’io mi lagno,
Caro amico, il mio cordoglio:
Io non voglio altro compagno
Che il mio barbaro dolor.
Qual conforto in questa arena
Un amico a me saria?
Ah la mia nella sua pena
Renderebbesi maggior! (parte)