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Pietro Metastasio L'isola disabitata IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA ULTIMA
Silvia dalla destra e detti; indi Gernando dal lato medesimo.
SILVIA
Costanza,
Costanza? Il tuo Gernando
In van cerchi colà. Per te poc’anzi
Quinci al fonte affrettossi, ed assalito
(accennando alla destra)
Ritornar non poté.
COSTANZA
Stelle! Assalito?
Da chi? Perché?
ENRICO
Perdona;
Il fallo è mio. Perch’ei ti tenne estinta
E qui restar volea, rapirlo a forza
A’ nostri imposi.
COSTANZA
Andiamo
A toglierlo d’impaccio. (vuol partire)
SILVIA
Aspetta: io tutto
Già lor spiegai.
COSTANZA
Che aspetti ancor? Tant’anni
Non attesi abbastanza? È tempo, è tempo
Che di mia sorte amara
Io trovi il fine.
(rivolgendosi per partire si trova fra le braccia di Gernando)
GERNANDO
In queste braccia, o cara.
COSTANZA
Ed è vero?
GERNANDO
E non sogno?
COSTANZA
Gernando è meco?
GERNANDO
Ho la mia sposa accanto?
ENRICO
Quegli amplessi, quel pianto,
Quegli accenti interrotti
Mi fanno intenerir.
SILVIA (va ad Enrico.)
Che pensi, Enrico?
Di te Gernando è più gentile. Osserva
Com’ei parla a Costanza:
E tu nulla mi dici.
ENRICO
Eccomi pronto,
Se pur caro io ti sono,
A dir ciò che tu vuoi.
SILVIA (tenera e lieta molto)
Se mi sei caro?
Più della mia cervetta.
ENRICO
E ben, mi porgi
Dunque la man: sarai mia sposa.
SILVIA
Io sposa?
Oh questo no! Sarei ben folle. In qualche
Isola resterei
A passar solitaria i giorni miei.
COSTANZA
No, Silvia, il mio Gernando
Non mi lasciò: tutto saprai. Non sono
Gli uomini, come io dissi,
Inumani ed infidi.
SILVIA
Quando Enrico conobbi, io me ne avvidi.
COSTANZA
A torto gli accusai. Dell’error mio
Or mi disdico.
SILVIA
E mi disdico anch’io. (porgendo la mano ad Enrico)
CORO
Allor che il ciel s’imbruna
Non manchi la speranza
Fra l’ire del destin.
Si stanca la Fortuna;
Resiste la Costanza;
E si trionfa al fin.