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Pietro Metastasio
L'eroe cinese

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SCENA TERZA

 

Leango, poi Ulania

 

LEAN.

Olà, se ancor nel tempio

Son tutti uniti, alcun m’avverta. Or parmi

Un secolo ogn’istante...

ULA.

(spaventata)

Ove... Ah, Leango!...

 

Ov’è la mia germana? Ah! me l’addita;

Difendici... Fuggiam.

LEAN.

Non hai rossore

Di questo, o principessa,

Spavento femminil?

ULA.

Sì, la tua pace

Degna in vero è di lode, or che agl’insulti

D’un popol reo...

LEAN.

Ma nella chiusa reggia

Che mai, che puoi temer?

ULA.

Chiusa la reggia!

Dèi, qual letargo! Io n’ho veduto, io stessa,

L’ingresso aperto.

LEAN.

Ed i custodi? (comincia a turbarsi)

ULA.

Un solo

Non s’oppon, non resiste; un brando, un’asta

Non si muove per noi.

LEAN.

Stelle! ma intanto

Che fa, dov’è Mintéo?

ULA.

Mintéo fra poco

Il trono usurperà.

LEAN.

Mintéo? Che dici?

Il mio fido Mintéo?

ULA.

Come? e non sai

Ch’ei del popol ribelle

È capo e condottier?

LEAN.

Che ascolto!

ULA.

Or credi

A quel dolce sembiante,

A quel molle parlar. Numi! ei s’appressa;

Fuggiam dal suo furore.

Eccolo: siam perduti.

 

 

 




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