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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
7 - A MARIANNA BULGARELLI BENTI - ROMA
Vienna 12 gennaio 1732.
Voi sarete in mezzo a' divertimenti teatrali, ed io ho cominciato a seccarmi intorno all'Oratorio. Divertitevi voi per me; ché vi assicuro che il piacer vostro fa gran parte del mio.
Ho molto pensato per mandarvi un foglio di direzione, toccante il mio Demetrio: ma esaminando l'opera, parmi così poco intricata, che farei torto a voi ed a me se volessi istruirvi. L'unica scena un poco intricata, per la situazione de' personaggi, è quella del porto nell'atto primo, quando la regina va a scegliere, e sopraggiunge Alceste. In detta scena il trono deve stare, secondo il solito, a destra e deve avere da' lati quattro sedili o sian cuscini alla barbara, cioè due per parte; e questi servono per li Grandi del regno. Due altri somiglianti sedili debbono esser situati in faccia al trono, dalla parte del secondo cembalo, ma più vicino all'orchestra che sia possibile. Ed appresso a questi, altri tre sedili pur simili per Fenicio, Olinto ed Alceste. Onde i sedili in tutto dovranno essere nove, cioè sei per li Grandi e tre per li personaggi. Quelli però per li Grandi possono farsi attaccati a due per due per comodo maggiore: ma i musici devono avere ciascuno il suo. Se conserverete la situazione che vi ho detto, che comprenderete anche meglio nel disegno che vi accludo, troverete che tutto il resto va bene.
L'altra scena poi non facile a recitare è quella delle sedie nell'atto secondo fra Cleonice ed Alceste: debbono sedere dopo il verso: Io gelo e tremo. — Io mi consolo e spero. Alceste deve alzarsi al verso So che non m'ami, e lo conosco assai: e Cleonice fa l'istesso al verso Deh non partir ancor! Tornano entrambi a sedere al verso: Non condannarmi ancor. M'ascolta e siedi. Cleonice comincia a pianger al verso: Va: cediamo al destin; e quando è arrivata alle parole Anima mia, non deve più poter parlare se non che interrotta da pianto, e con questa interruzione ed affanno ha da terminare il recitativo. Alceste s'alza da sedere e s'inginocchia al verso: Perdono anima bella, oh Dio, perdono! e poi s'alzano entrambi ai versi: Sorgi, parti, s'è vero — ch'ami la mia virtù. Questo ordine io ho tenuto ed ho veduto pianger gli orsi. Fate voi.
L'eminentissimo arcivescovo Coloniz per far la fede della mia sopravvivenza vuol vedermi: onde non posso mandarla che nella settimana ventura.
Non vi è cosa di nuovo della malattia della madre della padrona, onde l'Issipile si farà. Vi è una parte preziosa da corsaro che raggira tutta l'opera; e sarà preziosa per il nostro Berenstadt, che insieme coll'amica rondinella abbraccio teneramente. Lo stesso dico a Bulga e a Leopoldo. Ed a voi raccomandando voi stessa intendo raccomandare il vostro N. Addio. Avrete lo scenario, ma oggi non posso.