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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
13 - A DOMENICO BULGARELLI - ROMA
Vienna 13 marzo 1734.
Non so donde incominciare questa lettera, tanto son io oppresso dal doloroso colpo della morte della povera signora Marianna. Egli mi è intollerabile per tante parti, che non so da qual canto gittarmi per provare meno sensibile il dolore; onde non mi fate accusa se non vi produco argomenti per consolarvi della vostra perdita, perché fin ora non ne ritrovo alcuno sufficiente per consolar me medesimo.
L'ultima disposizione della povera defunta a mio favore aggrava a ragione di piangerla, e mi mette in obbligo di dare al mondo una prova incontrastabile della disinteressata amicizia che le ho professata vivendo e che conserverò alla sua onorata memoria fino all’ultimo momento della mia vita. Questa prova sarà un effetto di quella cognizione che io ho di ciò che voi avete meritato dalla povera Marianna col vostro amore, assistenza e servitù esemplare, ed a me darà motivo d'esser grato alla memoria della medesima, facendo cadere nella vostra sola persona quel beneficio ch'ella ha voluto dividere fra voi e me. In fine io faccio libera rinuncia dell'eredità della medesima, non già perché io la sdegni (Dio mi preservi da sentimenti tanto ingrati), ma perché credo che questo sia il mio dovere e come uomo onorato e come cristiano. Non avrò ricevuto piccol vantaggio da questa eredità, quando il sapere che mi era destinata mi serva per continua testimonianza della vera amicizia della generosa testatrice, ed il poterla rinunciare a voi mi serva di prova del mio disinteresse a riguardo di quella e della mia giustizia a riguardo vostro.
Io (grazie a Dio, che mi felicita tanto soprabbondantemente a' miei meriti) non ho presentemente bisogno di questo soccorso, onde non vi faccio sacrificio alcuno che abbia a costarmi sofferenza.
Benché nella rinuncia che vi accludo non ponga condizione alcuna per non intrigarvi, ho nondimeno delle preghiere da farvi e de' consigli da suggerirvi.
La prima preghiera è: che la suddetta rinuncia non abbia da dividere in conto alcuno la nostra amicizia, ma che, seguitando il desiderio della povera Marianna, viviamo in quella medesima corrispondenza come se ella vivesse, subentrando voi in tutto e per tutto in luogo di lei. Secondo: che vi piaccia incaricarvi dell'esazione delle mie rendite, cioè delli tre miei uffici esistenti in Roma e di tutte le mie entrate di Napoli, appunto come faceva la vostra incomparabile Marianna. A qual fine vi mando procura per esigere con facoltà di sostituire (e scrivo in Napoli al signor Niccolò Tenerelli che vi consideri come la signora Marianna medesima, e mandi in vostra mano il denaro che andrà di tempo in tempo esigendo per conto mio), continuando alla mia povera casa il solito assegnamento, e vivendo, se così vi piace, col mio fratello.
I consigli che sono obbligato a darvi sono: che abbiate riguardo alla povera famiglia del signor Francesco Lombardi, e, per quanto potete, cerchiate di far loro sperimentare quegli atti di carità che desiderereste voi di esigere nel caso de' medesimi. Io avrei potuto nella rinuncia obbligarvi a qualche soccorso per loro; ma, oltre che non ho voluto intrigarvi, son troppo sicuro del vostro buon cuore; onde nella carità che loro farete ho voluto lasciare tutto il merito alla vostra libera determinazione. Pel di più provvedete voi come padrone ed erede a tutti quegli espedienti che richiederanno le occasioni e vi suggeriranno la vostra prudenza e necessità. Io sono in istato presentemente di non fissarmi a pensare come consigliarvi su i particolari della vostra condotta. Dico bene, che mi parrebbe che doveste vender tutto quello che non vi serve, per farne capitale, restringendovi in una casa più piccola.
Io credo di non potervi dare testimonianze più sicure della mia amicizia e della mia confidenza in voi. Datemene voi altrettante della vostra corrispondenza, considerando i miei interessi come vostri ed il mio come vostro fratello. Non posso più scrivere. A mente più serena vi dirò qualche altro pensiero che possa venirmi. Intanto amatemi; consolatevi; e se posso io far altro per voi, siate sicuro che lo farò. Addio.