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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
57 - A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 12 giugno 1752.
La vostra gratissima del 17 dello scorso non contiene che il giudizio sommario, sotto figura di reticenza, del mio Eroe cinese; onde non esige che un sommario rendimento di grazie per la vostra fraterna parzialità. La necessità d'allontanarmi dalla semplicità del Re pastore mi ha obbligato a ricorrere al genere implesso, genere più difficile a maneggiare con così pochi personaggi e con tale angustia di tempo. Mi ha costato molta cura di procurare che la brevità e il viluppo non cagionassero oscurità nell'azione; se mi sia riuscito, tocca agli altri di giudicarne.
Spero che rileggendolo troverete maggior artificio nella condotta di quello che non avrete a prima vista per avventura osservato. Non vi è quasi scena senza qualche peripezia; non vi è peripezia senza preparamento; non vi è il minimo ozio: l'azione semper ad eventum festinat, e l'agitazione s'accresce sino all'ultimo verso del dramma. Vi confesso con tutto ciò che il mio genio è più per il semplice. Mi pare che una gran figura, nella quale sia luogo d'esprimere ogni picciolo lineamento, esiga un più esperto maestro che le molte delle quali la picciolezza assolve dagli scrupoli d'un esatto contorno. Ma, oltreché il mio Leango non è figurina così minuta, quando altri è costretto a sporcar tante tele è inevitabile prudenza l'andar cambiando maniera, per non rassomigliar troppo a se stesso. Il merito maggiore di quest'opera è negativo. Non potete immaginarvi quante vive descrizioni, quanti curiosi racconti e quante affettuose situazioni mi avrebbe fornito con isperanza di lode il fatto medesimo; ma, obbligato a servire alla prescritta brevità, ho dovuto rigettar come soverchio tutto ciò che non era assolutamente necessario. È vero che se non ho potuto procurar questa lode al mio lavoro mi sono studiato in contraccambio di assicurarlo dal biasimo di qualunque irregolarità.
Tutte le unità e gli altri canoni drammatici, anche farisaici, vi sono superstiziosamente osservati: l'azione è sola: gli episodi son così necessari che ne fan parte. Può rappresentarsi tutto il dramma in una sala, in una galleria, in un giardino, o dove si voglia, purché sia un luogo della reggia; e basta a tutto lo spettacolo, senza bisogno d'indulgenza, il puro tempo della rappresentazione.
Ma non ho mai in vita mia parlato tanto di me medesimo. Or me ne avveggo e ne arrossisco; non già perché io mi senta reo di filauzia, ma perché potrei comparirlo con voi. Ricordatevi che poche persone dubitano di se stesse fino al vizio, siccome io faccio, e che nel comunicare a voi le perfezioni ch'io mi sono proposte non mi credo esente da' difetti a' quali e quella dell'umanità e la propria mia debolezza pur troppo mi sottopone. Addio.