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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
77 - A GIOVANNI ADOLFO HASSE - VENEZIA
Vienna 26 marzo 1757.
Mi avrebbe il vostro silenzio, amico impareggiabile, ripieno il capo di mille dubbi malenconici, se l'esempio d'altre persone che partendo da Dresda a questa volta sono state obbligate a tener altro cammino di quello di Praga non mi avesse fatto indovinare il vostro caso, e le incomode conseguenze che doveano a buona equità rendervi esente per qualche tempo dalle formalità dell'amicizia, e particolarmente meco, che non aspetto dalle vostre lettere la sicurezza d'aver sempre cara ed onorata parte nel vostro cuore, non che nella vostra memoria. Mi ha per altro trafitto questo raffinamento di disgrazia, che mi ha defraudato del piacere d'abbracciarvi, ch'era l'unica per me aggradevole conseguenza della presente vostra situazione.
Mancava l'indisposizione della povera signora Faustina, per aggravar l'esercizio della vostra e della sua pazienza? Pur troppo è vero «che non comincia fortuna mai per poco». E pure a dispetto di lei, io trovo di che congratularmi con esso voi a vista della rassegnazione e della costanza con la quale mostrate la fronte a questa tempesta. Ed io non posso dubitare che non ne abbiate a ritrarre e grande e sollecita ricompensa.
Che volete, caro amico, ch'io vi scriva di Dresda? Appunto con esso voi, più che con alcun altro vivente, è difficile il commercio agli abitanti di quella desolata città. Un corriere di Napoli che passa di ritorno da Sassonia, dopo aver fatto un giro lunghissimo, racconta qui miserie e violenze incredibili. La Fagianeria è distrutta, ed insieme con le cacce vicine è divenuta linea di circonvallazione. Un vasto real magazzino di vini è stato sigillato dagli esecutori prussiani. Si è rifatta la moneta con peggioramento di trenta tre per cento Si prendon genti a forza per le case, dalle botteghe, dalle carrozze medesime a vista de' loro padroni. E la regina di Polonia non vacilla un istante dalla risoluzione presa di rimaner spettatrice di così lunga tragedia. La costanza è reale ma converrebbe esser meglio informato ch'io non sono dell'oggetto che si propone per poterne fare il panegirico giustamente.
Mi furono confidati dal Belli otto vostri divini solfeggi, ne' quali si conosce perfettamente il gran Maestro. Mi vien supposto elle debbano esser dodici, ed io sospiro i quattro che mi mancano. Se vi sono e non avete difficoltà di farmene parte vi supplico di farmeli copiare in grande ed indirizzarmeli con la condotta ordinaria, non già per la posta. Vi mando nota di quelli ch'io già tengo in mio potere per evitare la replica d'alcuno d'essi: non vi dimando scusa dell'importunità per non offendere la cortesia e l'amicizia vostra, comandatemi in contraccambio, e conservatevi a tempi migliori ch'io spero vicini.
Dite mille tenerezze per me all'amabile consorte ed alla cara famiglia, e credetemi.