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Pietro Metastasio
Lettere

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81 - A CARLO GOLDONI - VENEZIA

 

Vienna II marzo 1758.

 

Oh! che Dio vel perdoni, signor Carlo riveritissimo, l'avete pur fatta malgrado tutte le mie rimostranze! Quale spirito seduttore vi ha mai persuaso a dedicarmi il vostro grazioso ed erudito Terenzio? Voi con questo incenso a me così poco dovuto avete in primo luogo costretto un amico, che vi ama sommamente e vi stima, a riflettere sulle rincrescevoli cagioni per le quali ei sa di non meritarlo. In secondo luogo, con le tante e tanto belle cose che vi è piaciuto dir di me nell'eloquentissima epistola dedicatoria, avete fornita la malignità d'un apparente pretesto, onde chiamare contraccambio o restituzione la giustizia ch'io rendo a' felicissimi scritti vostri e a' vostri invidiabili talenti: e avete finalmente umiliata la mia eloquenza, che in risposta della gentile offerta che vi piacque farmi di questa dedica credeva avervi pienamente convinto che non mi conveniva, e persuaso di rimanervene. Tutti questi inconvenienti non crediate per altro, signor Goldoni stimatissimo, che possano rendermi ingrato: anzi nella sproporzione istessa del dono io trovo la più sicura prova dell'amicizia che ha potuto allucinarvi. Quanto più la traveggola è sensibile, tanto più dee la cagione esserne stata efficace: ed io compro volentieri una sì cara sicurezza con un poco di rossore di qualche onore usurpato.

Vi rendo vive e sincere grazie de' tre primi volumi del vostro nuovo Teatro, all'impressione del quale sarei già stato associato, se non l'avessi ignorato. Gli ho trascorsi tutti nel poco tempo che ne sono possessore, con quell'impaziente avidità che tutte inspirano le opere vostre. Ho ammirata la stupenda fecondità del vostro ingegno e l'invidiabile fluidità che mai non vi abbandona non meno nel verso che nella prosa, e gli rileggo ora a bell'agio per osservarne l'artifizio e le bellezze, delle quali mi avrà defraudato la involontaria fretta.

Conservatevi, gentilissimo signor Goldoni, al piacere ed all'approvazione del pubblico, e cercate in me (se vi dà l'animo) qualche a me stesso incognita facoltà onde realmente convincervi della riconoscenza, della stima e dell'affetto con cui sono.

 

 




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