Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Pietro Metastasio
Lettere

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

110 - A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA

 

Vienna 20 ottobre 1766.

 

Una lettera di Roma diretta a questo signor conte Piccolomini, scritta in data del 4 del corrente (come l'ultima vostra che ricevo) dall'eminentissimo di lui fratello, mi scopre che voi avete ancora commercio con le Muse. Ha questa, fra altri stampati, portato un sonetto manoscritto segnato del vostro nome, il quale, per quanto posso ricordarmi, incomincia: «Signor, perché non sol purpureo manto», o cosa simile; perché non mi fido dell'esattezza della mia memoria.

Mi meraviglio che non me ne abbiate fatto parola, poiché il silenzio, a dispetto della vostra modestia, non poteva naturalmente impedire che il sonetto per altra via non mi pervenisse. Or sia il sonetto legittimo o supposto, abbiate voluto o no farmene mistero, sarebbe più che passabile se la tirannia della rima non vi avesse intruso un certo maladetto «intanto», a dispetto della ragione. Ma in cotesto scellerato letto di Procuste sempre vi si giace a disagio. Il nostro Torquato, che ha tanto onorato l'umanità con la sua Gerusalemme, fra la numerosa serie di novecento e più sonetti non ne ha lasciato uno degno del suo nome. L'Omero ferrarese ne ha due o tre che passano di poco il mediocre. Nel Petrarca, che ne ha fatto particolar professione, non ardirei di vantarne cinque o sei irreprensibili. È un componimento in cui l'angustia del meccanismo usurpa tutti i diritti del raziocinio, nel quale le menti vaste e feconde si trovano molto peggio alloggiate che le sterili e limitate, e che potendo godere per la sua brevità de' favori del caso, espone il più canoro cigno di Parnaso a rimaner perditore in concorso d'una cicala. In somma è un componimento al quale già da molti anni ho creduto prudenza di rinunziare affatto, e tremo per quelli che vi s'inviluppano. Pure, se non lodo la scelta dell'impresa, mi piace in voi la cagione che vi ha spinto, e spero che questa avrà senza fallo accresciuto il merito dell'opera appresso il veneratissimo signor cardinale Piccolomini, che, maestro egli stesso dell'arte, ne conosce più d'ogni altro i pericoli, e sa compatir meglio d'ogni altro chi non ha potuto tutti evitarli. Parlatemi di lui nelle vostre lettere, ed assicuratelo del mio rispetto sempre che vi riesce d'esser seco.

Addio, ricevete i soliti abbracci e credetemi.

 

 




Precedente - Successivo

Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License