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Pietro Metastasio
Lettere

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141 - AD AURELIO DE GIORGI BERTÒLA - SIENA

 

Vienna 18 marzo 1776.

 

Il vivo ritratto che, con visibile sua compiacenza, mi ha più volte fatto il degnissimo nostro comune amico signor conte Bolognini dell'amabile costume di Vostra Paternità illustrissima, quello che mi hanno presentato de' suoi rari talenti i vari saggi poetici o da lei trasmessimi o altronde a me pervenuti, e la gratuita sua ostentata parzialità per gli scritti miei, mi han reso da gran tempo e debitamente già suo, ma la mia gratitudine non ha influenza alcuna nella giustizia ch'io rendo al suo floridissimo ingegno, poiché non saprei trattenermi di dirne lo stesso quando ella, per mia sventura (quod Deus omen avertat), mi divenisse nemica. Onde, senza chiamar a consiglio nel mio giudizio e l'obbligo e l'affetto che a lei mi lega, asserisco candidamente ch'io trovo in lei tutto ciò che bisogna per aspirare a qualunque le piaccia più luminoso luogo in Parnaso, purché la sua docilità non l'induca a declinar dall'ottimo limpidissimo suo stile naturale per adottar quello di taluni che, pensando per altro egregiamente, voglion render misteriosi i loro pensieri ravvolgendoli in una nebbia così densa che fa divenir oscuro ciò che per se stesso è chiarissimo. So bene assai che questa specie d'avvertimento è affatto superfluo con esso lei, poiché ci ha dimostrato col fatto che quando ella si è proposto in esempio alcuno di cotesti dottissimi ma nuvolosi scrittori l'ha ben la rara sua abilità secondata nell'emularne la robustezza, ma non le ha permesso il suo buon senso d'imitarne le tenebre. Perdoni all'età mia l'universale senil prurito di predicar sempre, anche fuor di proposito; tanto più che l'oracolo del suo e mio Orazio, decipit exemplar vitiis imitabile, giustifica la mia osservazione, e può, se non è necessario al presente, essere in altro tempo opportuno.

Le sono gratissimo dell'esemplare sua compiacenza che ha dimostrata nel sagrificare agli scrupoli miei le due note bellissime strofe, e se per ora il timore di non passar per uomo che vada mendicando incensi mi fa desiderar che non si pubblichi sola tutta la nobilissima ode, di cui quelle eran parte, non mi lasci il rimorso d'averne co' dubbi miei defraudate le stampe, ma la confonda con altri suoi componimenti quando vorrà darne alla luce qualche nuova Raccolta della quale, non essendo io solo l'oggetto, sarà men verisimile l'attribuire alla mia vanità la debolezza d'esserne stata la promotrice.

Ho letta la gentile felicissima versione dell'anacreontica alemanna; me ne congratulo col traduttore ma non con l'originale, al qual mancano tutte le veneri delle quali in un più armonioso idioma ha saputo arricchirne i pensieri la cura di chi l'ha travestita; non si stanchi di riamarmi, e mi creda invariabilmente.

 

 

 




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