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Pietro Metastasio
Lettere

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XVII

 

A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA

 

Vienna 25 giugno 1735.

 

Se per suggerire soggetti bastasse formare un indice di eroi romani, voi me ne avreste fornito a dovizia: ci vuol altro che pannicelli caldi. Bisogna trovare un'azione che impegni; che sia capace di soffrire il telaio; che sia una; che possa terminarsi in un luogo ed in un giorno solo; che sospenda l'attenzione o per le vicende di un innocente sventurato, o per la caduta di qualche malvagio punito, o per le dilazioni di qualche felicità sospirata, o pel rincontro in fine di tali eventi che diano occasione al contrasto degli affetti, e campo di porre nel suo lume qualche straordinaria virtù per insinuarne l'amore, o qualche strepitoso vizio per ispirarne l'aborrimento. Che mi dite mai, accennandomi: io ci ho Silla; io ci ho Cesare; io ci ho Pompeo? Gran mercé del regalo: questi ce li ho ancor io, e gli ha ognuno che sappia leggere. Bisogna dirmi: nella vita di Silla mi pare che si potrebbe rappresentare la tale azione, perché interessa per tal motivo; perché dà luogo a tali episodi; perché sorprende per tal ragione. Io ci ho il Silla! oh bontà di Dio! E che vorreste voi? che io ne scrivessi la vita? Non mi mancherebbe altro! In quanto poi al volermi persuadere a scrivere soggetti già scritti, suderete poco perché non vi ho la minima repugnanza. Vedetelo dal Gioas, che è un archetipo di monsieur Racine, e non mi ha spaventato. Quelli che non iscrivo volentieri sono i soggetti trattati dallo Zeno.

Mi sono incontrato già due volte con lui; e non è mancato chi subito voluto attribuirmi la debolezza d'averlo fatto a bello studio, che mai non mi è caduto in pensiero. Questo non mi piace per non dare occasione o di rammarico o di trionfo; tutto il resto è campo libero, e non ho dubbio di mettervi la mia falce, purché vi sia che mietere. Io ci ho il Silla! oh madre di Dio!

State sano, abbracciate il nostro Bulgarelli, e credetemi.

 

 




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