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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
XIX
A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 9 dicembre 1736.
Nello scorso ordinario non vi scrissi, perché non ricevei vostre lettere. Sento dalla vostra, che oggi mi giunge, che avrei dovuto riceverne, onde mi avveggio essersi disperse. Qualunque ne sia la cagione, importa poco, né io voglio esaminarla. Il matrimonio del signor Domenico non so quali conseguenze sarà per avere; ma non dubito che, con tanta esperienza di mondo, egli avrà maturamente pensato a' casi suoi; e quando, trasportato da una violenta passione, non avesse esaminato l'affare che superficialmente, non toccherebbe a me altra parte che quella di compatirlo, come suo buon amico. Ognuno erra, e non bisogna usar rigore negli errori degli altri se pretendiamo indulgenza a' nostri. Nel giudicar di voi sono più scrupoloso, e lo sono in eccesso con me medesimo, perché l'amor proprio mi fa desiderar perfezione in quello che mi appartiene; onde mi offende qualunque picciolo fatto. Dalle cose succedute comprendo non esser più possibile che né voi né altri di mia casa abbiano più commercio col signor Domenico senza pericolo di qualche commedia. Io provvederò presto che non abbiate necessità di trattar con esso lui. Intanto non ne parlate né bene né male, siccome altre volte vi ho incaricato, e siate sicuro che io non lascerò di pensare a voi se seguiterete le mie massime e mi farete giungere migliori notizie della vostra condotta. Godo che sia stata provata la vostra innocenza e che con questa occasione vi siate fatto conoscere.
Voglia Dio che, siccome voi medesimo sperate, sia questo un principio del vostro incamminamento; conferiteci principalmente voi, ch'io non trascurerò di farlo ancora, sol che me ne sappiate aprir la via. Mille riverenze a mio padre, col quale vi prego di regolarvi saviamente; cioè tollerando con pazienza ed insinuandovi con dolcezza ed aria di sommissione, che per legge di natura è nostro debito di conservare.
Del resto conservatevi ed amatemi, se volete ch'io v'ami, ma amatemi da uomo, che vuol dire rivolgete in vostro utile e gloria quell'amor proprio che suol essere lo scoglio di ciascheduno; e questo si conseguisce sacrificando il presente al futuro. Addio.