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Pietro Metastasio
Lettere

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XXXVIII

 

AD ANNA FRANCESCA PIGNATELLI Dl BELMONTE - NAPOLI

 

Vienna 18 giugno 1749.

 

Basta per me che partano dalle venerate mani di Vostra Eccellenza perché risveglino nell'animo mio le lettere cento non ordinari moti di vanagloria e di compiacenza; ma l'ultima, ch'io ricevo in data del 27 del caduto, aggiunge alla solita efficacia la sospirata novella della giustizia che si rende da cotesto pubblico al merito non comune del nostro amabilissimo Monticelli. Questa testimonianza tanto superiore a qualunque dubbiezza mi ha validamente munito contro le notizie affatto opposte che questo Caffariello asserisce aver ricevuto di Napoli. Mi sarei sempre lusingato, che un poco di rivalità di professione, secondata dall'adulazione di qualche amico, avesse potuto alterare il vero: ma da quella mendicata tranquillità a questa che mi inspira il venerato foglio dell'Eccellenza Vostra v'è la gran distanza che si trova fra una induzione ed un'evidenza.

Lunedì dell'antecedente settimana tre ore innanzi il mezzodì abbiam qui goduta l'inaspettata visita d'un terremoto, animale quasi affatto sconosciuto in queste regioni. Non fu certamente leggiero, poiché non v'è presso che veruno che non l'abbia sentito, e se non ha cagionato danni nella città ne ha prodotti ne' contorni, fra' quali il più degno d'osservazione è l'improvvisa scaturigine d'un'acqua incognita, che ha inondato considerabil tratto di terreno. Non è stato di consenso, perché il moto non era ondeggiamento, ma impeto retto di sotto in su. E non è stato solo, ma preceduto e seguito da altre scosse, assai per altro meno violente. Crederà Vostra Eccellenza che noi siamo pieni di terrore: sì perché la cosa per se stessa lo merita, ovunque succeda, essendo uno degli scherzi meno piacevoli della natura; come perché, succeduta in paese non assuefatto a somiglianti gentilezze, par che debba, regolarmente ragionando, portar seco oltre il solito spavento tutti i sintomi d'una terribile sorpresa. Crederà popolate le nostre chiese, deserti i nostri teatri, oziosi i musici, affaccendati i predicatori, noi ravvolti fra la cenere ed i cilici, e si rappresenterà in somma l'aspetto di Vienna somigliante a quello di Ninive penitente. Or vegga Vostra Eccellenza quanto si può talvolta, ottimamente ragionando, pessimamente concludere. Nulla è avvenuto di tutto questo. Mai non sono stati più frequentati i teatri, mai più sereni questi abitanti, mai queste assemblee più ridenti. Abbiam parlato a dir vero per un paio di giorni dell'accidente inaspettato: ma nulla di più commossi di quello che si suol essere all'arrivo d'un rinoceronte, d'un elefante o di qualche altro animal pellegrino. Nell'atto ch'io scrivo non v'è più chi ne parli: ed il passaggio di mademoiselle Tagliavini, celebre ballerina, che si è qui mostrata ritornando d'Italia in Sassonia, ha subito usurpato ne' nostri discorsi tutte le ragioni del terremoto. Argomenti l'Eccellenza Vostra da questo sincerissimo racconto quanto più delle loro sian tranquille le nostre coscienze: e come qui la benigna natura provveda senza lor fatica gli abitanti di quella superiorità alla violenza delle passioni, che costì s'ammira come il più tardo e più sudato frutto d'una lungamente esercitata filosofia. Né creda che un tale eroismo rimanga fra i soli Tedeschi: questo clima ospitale comunica i suoi vantaggi anche agli stranieri. Ho osservata in questa occasione la fermezza medesima in tutti gl'Italiani che qui dimorano: tanto è vero che il timore è uno de' morbi attaccaticci dell'animo, come lo sono fra quelli del corpo il vaiuolo, o le petecchie.

Io conosco pur troppo quanto mal corrisponda il corto merito mio a quel distinto grado di parzialità con cui l'Eccellenza Vostra parla e scrive di me: e pure, a dispetto d'un poco di rimorso, io non arrossisco tanto della mia usurpazione quanto mi compiaccio di questo indubitato argomento della favorevole propensione dell'animo suo a mio vantaggio: che non può esser mediocre, giungendo a sedurla a tal segno. Rendendo giustizia a se medesima non può dubitar l'Eccellenza Vostra della riverente mia infinita riconoscenza né di tutto quel trasporto che possono condonare alla vivezza de' miei sentimenti la venerazione ed il rispetto, con cui sarò sempre come sono sempre stato fin'ora, di Vostra Eccellenza, cui supplico a voler rammentare il profondo mio ossequio al degnissimo signor principe suo consorte.

 

 




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