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Pietro Metastasio
Lettere

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LXXXVIII

 

AD ANTONIO TOLOMEO TRIVULZIO - MILANO

 

Vienna 30 dicembre 1759.

 

Fra le pubbliche obbligazioni che abbiam tutti in comune al nostro invitto Daun io gli professo quella in particolare d'avermi procurata una gentilissima lettera del mio venerato Fracastoro: il di cui lungo ed ostinato silenzio mi faceva ondeggiar fra i dubbi, se fosse questo un sintoma podagrico, o se qualche mio fra tanti finalmente da lui scoperto demerito mi avesse intiepidita l'antica sua tenera propensione. Mi ha liberato il suo foglio da questo ultimo fastidiosissimo tarlo; ma mi ha all'incontro assicurato del primo con la rincrescevole descrizione degli insulti che soffrono tutte le sue membra fra le indiscretezze d'una pertinace flussione. Per sollevarmi da questa idea che mi opprime, rileggo la vivace sua lettera, e trovo in essa incontrastabili argomenti d'un animo vigoroso che non si risente ancora dell'incomodo alloggio in cui si trova; onde me ne congratulo seco e con me medesimo.

Come mai potete imaginarvi, veneratissimo Fracastoro, tanta temerità fra la gente di Vienna, che si proponga l'invasione di Berlino? Credete che qui non vi siano persone prudenti come a Milano? Le sole magistrali ritirate (delle quali ha voluto unicamente far pompa in queste due ultime campagne il nostro nemico) bastano per non lasciarci esposti a tali tentazioni. È vero che Daun ha avuta l'audacia di batterlo, di scacciarlo, di sorprenderlo, di far deporre le armi ad un suo esercito intiero: senza esserne stato mai né pure leggermente punito; ma qui entra l'assistenza del Cielo, ed il capriccio della fortuna. Per altro uomini gravi, perspicaci ed intesi di tutto (senza bisogno d'impararlo) hanno ben veduti, anche da lontano, gl'infiniti vantaggi che sono sfuggiti all'irresolutezza del nostro comandante presente ed informato, e che avrebbero potuto facilmente riportarsi contro quell'istesso nemico poco fa da loro sinceramente creduto ed autorevolmente predicato per invincibile —Invader Berlino! E dove siete voi, Fracastoro veneratissimo, così segregato dagli altri viventi, che non vedete qual nuova terribile scena apre presentemente il nostro nemico sul teatro di Sassonia? Una formidabile armata d'Hannoveriani avanza volando per Erfurt: una seconda dall'Alta Silesia con Foquet: una terza dalla bassa con Schmettau: una quarta dalla Pomerania con Manteiffel: oltre la grande che sostiene immobilmente il suo posto fra Meissen e Dresda.

Or che potrà fare il nostro povero Daun circondato da tutti i lati, angustiato dall'orrida stagione e dalla difficoltà delle sussistenze: coi Francesi titubanti al Meno ed i Moscoviti spettatori alla Vistola? Vogliono ch'io rifletta per consolarmi che un mese fa il maresciallo Daun aveva a fronte tanti nemici quanti ne avrà dopo tutti questi sforzi: che il nostro Laudon partito da qualche giorno per la Boemia fra 10 mila reclute già disciplinate che si trovano in Praga, qualche reggimento che potrà chiamar dai corpi di Moravia di Harrsch e da altri sparsi in vari luoghi procurerà d'accozzare insieme un'armatina al più capace di andar trattenendo il torrente: ma queste son cose da farsi: il nemico è pronto e risoluto, noi siamo tardi e dubbiosi, onde compatisco ma non imito chi trema.

Le gazzette ci facevano sperare che i re di Prussia e d'Inghilterra mossi a compassione delle pubbliche miserie fossero propensi a conceder la pace all'Europa. Ma i preliminari pubblicati dagli avvisi tedeschi stampati in Colonia ci spaventano. La Francia dee farle cessione di Capo Brettone e del Canadà: demolir Dunkerke, render Clèves e le appartenenze alla Prussia, senza far parola di compensi di spese, o di qualsivoglia pretensione: or pensate con questi preludi qual pace potrebbe aspettarsi. E voi volete l'invasione di Berlino. Imploriamo più tosto alcuno di quegli eventi che voi chiamate miracoli e non disperiamo tanto di conseguirlo.

Oh! quanto v'invidio la vicinanza del degnissimo signor conte Firmian: non bisogna meno che la considerazione dell'utilità pubblica per acquietarsi al nostro danno privato. Vi supplico di far presente alla sua memoria la mia vera divozione ed ossequio. Conservatevi voi gelosamente, e credetemi con l'antico tenero ed invariabile rispetto.

 

 




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