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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
CXXXIX
A GIUSEPPE ROVATTI - MODENA
Vienna 18 gennaio 1775.
Mi ha recato inesplicabile contento, mio caro signor Rovatti, la obbligantissima vostra lettera del 25 dello scorso dicembre. In primo luogo perché è vostra; in secondo perché non mi parla di salute, argomento sicuro che voi la godete, qual io ve la desidero, perfetta; poi perché ridonda di espressioni che mi convincono della continuazione dell'amor vostro, e finalmente perché m'informa delle lodevoli vostre letterarie, indefesse occupazioni, che riempiono con invidiabili acquisti e di cognizioni e di merito tutti i ben impiegati spazi dell'ozio vostro. Ho ammirato il vostro invidiabile coraggio nella scorsa che avete fatta nella disastrosa provincia teologica; ma vi consiglio da buono e vero amico di non farvi lunga dimora. La temerità di que' dotti che hanno preteso di sottoporre alla limitata umana ragione le verità incomprensibili ed infinite, ha ripiene le scuole d'innumerabili paralogismi, fra' quali innoltrandosi i più ingegnosi arrischiano di deviar dal buon sentiero con poca speranza di mai più rinvenirlo, e di questa schiera sono stati tutti assolutamente i più celebri antesignani dei desertori della vera credenza. Il sapere, al quale è a noi permesso di aspirare, ha terreni immensi e sicuri, donde può con lode e con profitto raccogliersi; onde, perché mai pretendere di sollevarsi da terra senza le ali a ciò necessarie e a noi dalla natura o, per meglio dire, dalla Provvidenza negate? Chi non è obbligato a farlo dai doveri del suo stato io credo che operi con somma prudenza evitando un così pericoloso cimento e contentandosi di quella sola scienza teologica della quale sufficientemente, per la nostra salute, ci provvede il catechismo romano.
I bellissimi versi che m'inviate per saggio del componimento da voi scritto su l'eternità sono pieni di dottrina, di energia e di quel vigore di fantasia della quale voi credete a torto che vi abbiano impoverito gl'insetti. Son sicuro che certamente anche in questo misterioso genere di poesia avreste fatti, come nel resto, considerabili progressi, se vi foste tutto ad esso dedicato; ma non vi pentite di non averlo fatto. Per questo mezzo si acquista, quando riesce, il voto de' dotti soli, ma non si guadagna mai quello del popolo, senza il quale non v'è poeta che vada all'eternità di quella fama che ambisce. La facoltà essenziale e costitutiva della poesia è il diletto. Essa non è che una lingua imitatrice del parlar naturale, ma composta, per dilettare, di metro, di numero e di armonia, ad oggetto di sedurre fisicamente l'orecchio e con ciò l'animo di chi l'ascolta; e l'insigne poeta, che insieme è buon cittadino si vale di questo efficace allettamento per insegnar dilettando. Di questi necessari allettamenti appunto manca in gran parte quello stile poetico che per troppo parer robusto, pregno, conciso e figurato, perde la felicità, l'armonia, la chiarezza e divien facilmente enigmatico e tenebroso affatto inutile al popolo ed abbandonato al fine alla dimenticanza anche da que' dotti per i quali unicamente è scritto. Il dottissimo poema in verso sciolto del nostro gran Torquato è già sepolto fra le tenebre dell'obblivione solo perché mancante de' fisici allettamenti essenziali alla poesia; ed il suo divino Goffredo all'incontro, perché ornato di quella perpetua armonia seduttrice che seconda sempre l'elegante ritmo delle magistrali sue stanze, vive e vivrà finché avrà vita l'idioma italiano e nelle bocche e nella memoria de' letterati tutti e di tutti gl'idioti. Sicché riconciliatevi, caro amico, co' vostri insetti; continuate ad accarezzarli, e non vi lasciate sedurre da quell'anglomania che regna da qualche anno in qua in alcuna parte d'Italia. Non tutti i frutti prosperano in tutti i terreni: il nostro ha indole diversa da quella di cui si pretende d'imitare le produzioni, e secondando la nostra possiamo aspirare alla gloria d'essere, come siamo stati, i maestri degli altri, e saremo all'incontro infelici copisti se vogliamo cambiar natura.
Addio, mio caro amico. Conservatevi; continuate ad onorar l'Italia e voi stesso, e credetemi sempre il vostro costantissimo.