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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
CXLII
AD ANTONIO EXIMENO - ROMA
Vienna 8 settembre 1776.
Se io non fossi ormai stanco e per l'esercizio del mio impiego, e per la vacillante situazione della grave età mia che rapidamente declina, non vorrei trascurare l'invidiabile corrispondenza d'un suo pari, sicurissimo di trarne ogni possibile vantaggio; perché ben vedo dalle obbliganti lettere di V. S. illustrissima di quante nobili merci e pellegrine è arricchita la sua officina. Me ne congratulo seco lei, ed ammiro com'ella sa unire insieme colle noiose occupazioni del Foro i bei diporti di Elicona e le amene delizie che, a dispetto di Temi, non tralascia di godere in compagnia delle Muse. Ho letto poi con piacere la sua dissertazione sulla musica moderna e l'assicuro che ha superato di molto la mia espettazione. Soprattutto mi ha sorpreso l'ordine delle cose, l'aggiustatezza e coltura dello stile, l'ingegnoso intreccio degli argomenti, l'arte in somma e il magistero onde mette a luce la più remota e tenebrosa antichità: a' quali incomparabili pregi di erudite cognizioni convien aggiungere anche quello di esser ella non leggermente iniziata ne' misteri armonici, per cui tal facoltà, trattata da così perite mani come son le sue, acquista un certo lustro che la rende più lusinghevole. Riguardo poi al principale argomento della moderna musica, io son del suo parere e convengo che a confronto dell'antica la nostra è sterile di quegli effetti prodigiosi che quella produceva secondo la testimonianza di Platone. Di fatti la nostra musica stempera gli animi, essendosi così eccessivamente alterata che non si riconoscono più in lei le tracce della verisimilitudine e della naturale espressione. Eppure in oggi presso quasi tutte le nazioni è l'idolo dominante per la forza dell'uso ch'è insuperabile, e perché si giudica più cogli orecchi che colla ragione. Le modulazioni di voce cotanto sminuzzate e il concerto de' vari strumenti solleticano il senso a tal segno che resta ammollito e quasi ammaliato da quei lunghi e rapidissimi trilli, i quali non son differenti da' gorgheggi di Filomela, ma dilettano meno perché son men naturali. Il piacere di ragionar seco mi trascina senza avvedermene; e compiacendomi di questo trasporto mi auguro quello del tenero amor suo, nel mentre immutabilmente mi riaffermo.