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Pietro Metastasio Nitteti IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA TERZA
Nitteti e Beroe; in fine Bubaste
BER. |
Nitteti, ah per pietà, fedel compagna Se m’avesti fin or, s’è ver che m’ami, Se grata pur mi sei, deh, fa ch’io possa A’miei boschi tornar! Ah, per quei boschi Il povero Dalmiro In van mi cercherà! Da’suoi trasporti Tutto temer poss’io; Troppo fido è quel core, e troppo è mio |
NITT. |
Non tante smanie, amata Beroe: andrai; Farò tutto per te. Ma della sorte Vedi pur ch’io lo sdegno Con più costanza a tollerar t’insegno. |
BER. |
Nel caso in cui tu sei, Maestra di costanza anch’io sarei. |
NITT. |
Perché? Forse i miei mali Non eguagliano i tuoi? |
BER. |
V’è gran distanza. Siam prigioniere entrambe; Siamo entrambe in Canopo; Tu sospri, io sospiro; Ma in Canopo è Sammete, e non Dalmiro. |
NITT. |
È ver; confesso, amica, La debolezza mia; Sammete adoro; Egli l’ignora: e pure La speme sol di riveder quel volto, Quel caro volto ond’è il mio core acceso, Di mie catene alleggerisce il peso. |
BER. |
Basta un ben che tu speri Per consolarti, e vuoi che un ben ch’io perdo Affliggermi non debba? |
NITT. |
Ah, se vedessi Il mio Sammete, approveresti assai La mia tranquillità! |
BER. |
Se fosse noto Dalmiro a te, condanneresti meno L’intolleranza mia. |
BUB. |
Nitteti, arriva Amasi; io là m’invio: Scorgetela, o custodi. (espone e parte) |
NITT. |
Amica, addio. |
BER. |
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NITT. |
T’accheta, Amata Beroe; a me ti fida, e credi Che non meno io sospiro Che Sammete sia mio, che tuo Dalmiro.
Tu sai che amante io sono; Tu sai la sorte mia: Ah! chi pietà desia Non può negar pietà. Della pietà ch’io dono, Quella ch’io bramo è pegno; Che di pietade è indegno Chi compatir non sa. (parte) |