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Pietro Metastasio
Nitteti

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SCENA OTTAVA

 

Amasi, Amenofi, e séguito.

 

AMA.

Amenofi, ove vai? (Ad Amenofi, che volea seguitar Nitteti)

AMEN.

Come imponesti,

Sieguo Nitteti.

AMA.

No: ferma; vogl’io

Parlarti, o prence.

AMEN.

Adoro il cenno. (Oh Dio!) (guardando con tenerezza presso Nitteti)

AMA.

Di gran fede ho bisogno, e tanta altrove,

Come in te, non ne spero. Io l’ammirai

Quando dal soglio avito,

Pria che farti ribelle al tuo signore

Discacciar ti lasciasti. Atto sì grande

Tanto m’innamorò, che, se mi avesse

Lasciata il Ciel la figlia Amestri, a lei

Ti ambirebber consorte i voti miei.

La sommessa Cirene

Di nuovo avrai; ma questo

Non è premio, è dover. Col poter mio,

Amenofi, misura ogni tua brama:

Amasi regna, e ti conosce, e t’ama.

AMEN.

Troppo, signor...

AMA.

Taci, m’ascolta, e giura

Silenzio e fedeltà.

AMEN.

Tutti ne impegno

Vindici i numi.

AMA.

Or di’. D’Aprio nemico

Tu mi credesti?

AMEN.

Il crede

Tutto, signor, con me l’Egitto.

AMA.

E tutto

Con te s’inganna. Ebbe l’inganno, è vero,

Giusti principii. Io difensor di lui,

A un tratto de’ ribelli

Divenni condottier. Ma questo un cenno

Fu d’Aprio istesso. Ecco il suo foglio. Ogni altro

Rimedio disperando, ei volle almeno

Evitar che rapina in mano altrui

Fosse il suo regno; e nella mia lo rese

Deposito sicuro.

AMEN.

Oh stelle!

AMA.

Il Cielo

Secondava il mio zel; quando sorpreso

Dall’ultimo de’ mali

Fu il misero mio re. Sentì vicini

Gl’istanti estremi; a sé chiamommi: io corsi

Al suo nascosto albergo, e pieno il volto

Già di morte il trovai. Mi strinse al petto;

S’intenerì; la sua perduta figlia

Cercar m’impose, e al figlio mio trovata

Darla in isposa. Io lo giurai piangendo.

Ei di più dir volea, ma freddo intanto

Mi cadde in braccio, e mi lasciò nel pianto.

AMEN.

(Che ascolto!)

AMA.

Il giuramento

Deggio e voglio adempir; ma temo avversa

L’indole del mio figlio. Il sai, non parla

Mai d’imenei; non v’è beltà che giunga

A riscaldargli il cor. Fugge la reggia,

Sol fra’ boschi s’aggira, e tutti sono

Cacce, veltri, destrieri,

Valli, monti e campagne i suoi pensieri.

Di correggerlo è d’uopo, e giova a questo

Più l’amico che il padre. Io fausti i numi

Implorerò; tu d’ammollir procura

Quel duro cor. Vanta Nitteti, esalta

La sua beltà, la sua virtù. S’ei cede

Per tuo consiglio all’amorosa face,

Io, caro prence, io ti dovrò la pace.

AMEN.

Dunque...

AMA.

Più non tardiam: non v’è riposo

Per me, se il giuramento io non adempio.

Corri, amico, a Sammete: io vado al tempio.

 

Tutte fin or dal Cielo

Incominciai le imprese;

E tutte il Ciel cortese

Le secondò fin or.

Ah! sia propizio a questa

Ei, che di fé, di zelo

Le belle idee mi desta,

Ei che mi vede il cor. (parte col séguito)

 

 

 




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