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Pietro Metastasio Nitteti IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUINTA
Amenofi solo.
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Ah, proteggete, o numi, Questo re, questo regno. Ubbidienza Inspirate a Sammete: e sposo... Oh Dio! Nitteti perderei. Come! E gli affetti miei faran contrasto Al voto di ragion? No; sono amante, Ma sì debol non sono. Della ragion col dono il Ciel distinse Gli uomini dalle fiere; e sì geloso Del dono io son, che risentir lo voglio In quegl’impeti ancora Che alle fiere ho comuni. Uom, che si scorda Del privilegio suo, qualor lo sproni O l’amore o lo sdegno, È ingrato al Cielo, e d’esser fiera è degno.
Sì, mio core, intendo, intendo; Tu contrasti, e ti lamenti; Tu sospiri, e mi rammenti La tua cara servitù. No, mio cor, fra’ tuoi martìri Che sospiri io non contendo, Purché siano i tuoi sospiri Un trofeo della virtù. (parte) |