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Pietro Metastasio
Nitteti

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SCENA ULTIMA

 

Reggia di Canopo riccamente adorna ed illuminata in tempo di notte per festeggiar l’arrivo del nuovo re.

 

Amasi con foglio in mano ed Amenofi. Grandi d’Egitto, nobili, Etiopi, oratori delle provincie, paggi, guardie reali e numeroso séguito di altre nazioni; indi Beroe,  poi Sammete con Bubaste, e finalmente Nitteti.

 

AMEN.

Ma qual gioia improvvisa, (alla destra d’Amasi)

Signor, ti ride in volto? Ah, la mia fede

Merita pur ch’io n’entri a parte!

AMA.

Amico,

Tu vedi de’ mortali

Oggi il più lieto in me. Sappi...

BER.

(alla destra d’Amasi)

È compìto,

 

Amasi, il mio dover; Sammete...

AMA.

Ah, dove,

Dov’è? Tanto al mio ciglio

Perché tarda ad offrirsi?

SAMM.

Ah, padre! (gettandosi in ginocchioni alla sinistra del padre)

AMA.

Ah, figlio!

SAMM.

Pentito, ubbidiente

Eccomi a’ piedi tuoi. Del fallo mio

Il castigo a soffrir pronto son io.

AMA.

Sorgi. Il tuo pentimento

Chiede premio, e l’avrà. D’Aprio la figlia

Ti renderà felice; e Beroe istessa

Non ne sarà gelosa.

SAMM. e BER.

(Oh Dio!)

AMA.

Questa è Nitteti, ed è tua sposa. (prende senza fretta Beroe per mano, e la conduce a Sammete)

SAMM.

Che mai dici?

BER.

Io Nitteti! (esce Nitteti e l’ascolta)

SAMM.

Come esser può?

AMA.

Non dubitar del dono:

La tua Beroe è Nitteti.

NITT.

Ed io chi sono?

AMA.

Ah! vieni, amata figlia, (le va incontro, l’abbraccia e le resta alla destra)

Vieni al mio seno.

NITT.

Io figlia tua?

AMA.

Sì, quella

Amestri che bambina

Già piansi estinta.

BER.

(ad Amasi)

Io nulla intendo.

AMA.

Ascolta.

La real madre tua perdé la vita

Nel darla a te. Da un subito in quel giorno

Moto ribelle Aprio a fuggir costretto,

Te in fasce alla mia sposa

Per celarti fidò. Grave ella il seno

Di parto ormai maturo (e Amestri è quella

Che espose poi) lenta fuggia. S’avvenne

In un pastor: tacque il tuo stato; e a lui

Come Beroe ti diede. Aprio in Canopo

Tornò poi vincitor. Da lei richiese

Il confidato pegno. Ella, il nascosto

Pastor cercato in vano, Amestri estinta

A far credere attese;

La pubblicò Nitteti, e al re la rese.

SAMM.

Tutto ciò donde sai?

AMA.

Da questo foglio

Che, impresso di sua man, la mia consorte

D’Iside al sacerdote

Morendo consegnò.

BER.

Dunque celato

Perché fu sin ad or?

AMA.

Temea la sposa

Ch’Aprio si vendicasse e dell’inganno

E della sua mal custodita figlia

In Sammete ed in me. Quindi prescrisse

Che a tutti, Aprio vivendo,

Si tacesse l’arcano.

NITT.

Anche al consorte?

AMA.

Sì. L’esatta mia fé, la mia paterna

Tenerezza sapeva; e mi suppose

Complice mal sicuro.

AMEN.

E chi ne accerta,

Soffri il mio zel, che questa Beroe è quella?

Non può supporne altra il pastor?

AMA.

No: quando

A lui la consegnò, cauta la sposa

Con un acciar di queste note impresse (mostra i caratteri del foglio)

Il destro alla bambina

Tenero braccio, ove alla man confina.

BER.

È vero: eccole; osserva. (ad Amasi)

AMA.

Il so. Poc’anzi

Inaro già mel disse.

BER.

Inaro! Ah, dove

È il padre mio?

AMA.

Seco il conduce al tempio

D’Iside il sacerdote,

Che d’un doppio imeneo va per mio cenno

A prepararsi al rito. Oggi d’Amestri

Voglio sposo Amenofi; ed alla vera

Nitteti il mio Sammete.

AMEN.

E al cor d’Amestri

Posso aspirar?

NITT.

T’è ben dovuto.

BER.

Io temo,

Sammete, di sognar.

SAMM.

Mia Beroe, io sento

Che angusto il core a tanta gioia...

AMA.

Ancora

Tempo, o figli, non è di sciorre il freno

A’ vostri affetti. Oggi propizio il Cielo

Diè per voi di clemenza un raro esempio:

Prima al tempio si vada.

TUTTI

Al tempio, al tempio.

 

CORO

 

Temerario è ben chi vuole

Prevenir la sorte ascosa,

Preveder dall’alba il dì.

Chi sperar poteva il sole,

Quando l’alba procellosa

Questo giorno partorì?

 




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