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Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
CLIST. Figlia, tutto è compìto. I nomi accolti,
le vittime svenate, al gran cimento
l'ora è prescritta; e più la pugna ormai,
senza offesa de' numi,
della pubblica fé, dell'onor mio,
differir non si può.
ARI. (Speranze, addio).
CLIST. Ragion d'esser superba
io ti darei, se ti dicessi tutti
quei, che a pugnar per te vengono a gara.
V'è Olinto di Megara,
v'è Clearco di Sparta, Ati di Tebe,
Erilo di Corinto, e fin di Creta
Licida venne.
ARG. Chi?
CLIST. Licida, il figlio
del re cretense.
ARI. Ei pur mi brama?
CLIST. Ei viene
con gli altri a prova.
ARG. (Ah si scordò d'Argene!)
CLIST. Sieguimi, figlia.
ARI. Ah questa pugna, o padre,
si differisca.
CLIST. Un impossibil chiedi:
dissi perché. Ma la cagion non trovo
di tal richiesta.
ARI. A divenir soggette
sempre v'è tempo. È d'Imeneo per noi
pesante il giogo; e già senz'esso abbiamo
che soffrire abbastanza
nella nostra servil sorte infelice.
CLIST. Dice ognuna così, ma il ver non dice.
Del destin non vi lagnate
se vi rese a noi soggette;
siete serve, ma regnate
nella vostra servitù.
Forti noi, voi belle siete,
e vincete in ogn'impresa,
quando vengono a contesa
la bellezza e la virtù.