Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
MEG. Licida.
LIC. Amico.
MEG. Eccomi a te.
LIC. Compisti...
MEG. Tutto, o signor. Già col tuo nome al tempio
per te mi presentai. Per te fra poco
vado al cimento. Or, fin che il noto segno
della pugna si dia, spiegar mi puoi
la cagion della trama.
LIC. Oh, se tu vinci,
non ha di me più fortunato amante
tutto il regno d'Amor.
MEG. Perché?
LIC. Promessa
in premio al vincitore
è una real beltà. La vidi appena,
che n'arsi e la bramai. Ma poco esperto
negli atletici studi...
MEG. Intendo. Io deggio
conquistarla per te.
LIC. Sì. Chiedi poi
la mia vita, il mio sangue, il regno mio;
tutto, o Megacle amato, io t'offro, e tutto
scarso premio sarà.
MEG. Di tanti, o prence,
stimoli non fa d'uopo
al grato servo, al fido amico. Io sono
memore assai de' doni tuoi: rammento
la vita che mi desti. Avrai la sposa;
speralo pur. Nella palestra elèa
non entro pellegrin. Bevve altre volte
i miei sudori: ed il silvestre ulivo
non è per la mia fronte
un insolito fregio. Io più sicuro
mai di vincer non fui. Desio d'onore,
stimoli d'amistà mi fan più forte.
Anelo, anzi mi sembra
d'esser già nell'agon. Gli emuli al fianco
mi sento già; già li precorro: e, asperso
dell'olimpica polve il crine, il volto,
del volgo spettator gli applausi ascolto.
LIC. Oh dolce amico! Oh cara
sospirata Aristea!
MEG. Che!
LIC. Chiamo a nome
il mio tesoro.
MEG. Ed Aristea si chiama?
LIC. Appunto.
MEG. Altro ne sai?
LIC. Presso a Corinto
nacque in riva all'Asopo, al re Clistene
unica prole.
MEG. (Aimè! Questa è il mio bene).
E per lei si combatte?
LIC. Per lei.
MEG. Questa degg'io
conquistarti pugnando?
LIC. Questa.
MEG. Ed è tua speranza e tuo conforto
sola Aristea?
LIC. Sola Aristea.
MEG. (Son morto).
LIC. Non ti stupir. Quando vedrai quel volto,
forse mi scuserai. D'esserne amanti
non avrebbon rossore i numi istessi.
MEG. (Ah così nol sapessi!)
LIC. Oh, se tu vinci,
chi più lieto di me! Megacle istesso
quanto mai ne godrà! Dì; non avrai
piacer del piacer mio?
MEG. Grande.
LIC. Il momento,
che ad Aristea m'annodi,
Megacle, dì, non ti parrà felice?
MEG. Felicissimo. (Oh dei!)
LIC. Tu non vorrai
pronubo accompagnarmi
al talamo nuzial?
MEG. (Che pena!)
LIC. Parla.
MEG. Sì; come vuoi. (Qual nuova specie è questa
di martirio e d'inferno!)
LIC. Oh quanto il giorno
lungo è per me! Che l'aspettare uccida
nel caso, in cui mi vedo,
tu non credi, o non sai.
MEG. Lo so, lo credo.
LIC. Senti, amico. Io mi fingo
già l'avvenir: già col desio possiedo
la dolce sposa.
MEG. (Ah questo è troppo!)
LIC. E parmi...
MEG. Ma taci: assai dicesti. Amico io sono;
il mio dover comprendo;
ma poi...
LIC. Perché ti sdegni? In che t'offendo?
MEG. (Imprudente, che feci!) Il mio trasporto
è desio di servirti. Io stanco arrivo
da cammin lungo: ho da pugnar: mi resta
picciol tempo al riposo, e tu mel togli.
LIC. E chi mai ti ritenne
di spiegarti fin ora?
MEG. Il mio rispetto.
LIC. Vuoi dunque riposar?
MEG. Sì.
LIC. Brami altrove
meco venir?
MEG. No.
LIC. Rimaner ti piace
qui fra quest'ombre?
MEG. Sì.
LIC. Restar degg'io?
MEG. No.
LIC. (Strana voglia!) E ben, riposa: addio.
Mentre dormi, Amor fomenti
il piacer de' sonni tuoi
con l'idea del mio piacer.
Abbia il rio passi più lenti;
e sospenda i moti suoi
ogni zeffiro leggier.