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Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
ARG. E trovar non poss'io
né pietà né soccorso?
AMI. Eterni dei!
parmi Argene colei.
ARG. Vendetta almeno,
vendetta si procuri.
AMI. Argene, e come
tu in Elide! Tu sola!
Tu in sì ruvide spoglie!
ARG. I neri inganni
a secondar del prence
dunque ancor tu venisti? A saggio in vero
regolator commise il re di Creta
di Licida la cura. Ecco i bei frutti
di tue dottrine. Hai gran ragione, Aminta,
d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
se fu attento il cultor, guardi il terreno.
AMI. (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
ARG. Basta... Chi sa: nel Cielo
v'è giustizia per tutti; e si ritrova
talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,
vuo' che la Grecia, il mondo
sappia ch'è un traditore, acciò per tutto
questa infamia lo siegua; acciò che ognuno
l'abborrisca, l'evìti,
e con orrore, a chi nol sa, l'addìti.
AMI. Non son questi pensieri
degni d'Argene. Un consigliero infido,
anche giusto, è lo sdegno. Io nel tuo caso
più dolci mezzi adoprerei. Procura
ch'ei ti rivegga: a lui favella: a lui
le promesse rammenta. È sempre meglio
il racquistarlo amante
che opprimerlo nemico.
ARG. E credi, Aminta,
ch'ei tornerebbe a me?
AMI. Lo spero. Al fine
fosti l'idolo suo. Per te languiva,
delirava per te. Non ti sovviene
che cento volte e cento...
ARG. Tutto, per pena mia, tutto rammento.
Che non mi disse un dì!
Quai numi non giurò!
E come, oh Dio! si può,
come si può così
mancar di fede?
Tutto per lui perdei;
oggi lui perdo ancor.
Poveri affetti miei!
Questa mi rendi, Amor,
questa mercede?