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Pietro Metastasio
Olimpiade

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Scena settima - Licida, Megacle, Clistene, Coro

 

LIC. Ah! vieni, illustre esempio

di verace amistà: Megacle amato,

caro Megacle, vieni.

MEG. Ah qual ti trovo,

povero prence!

LIC. Il rivederti in vita

mi fa dolce la morte.

MEG. E che mi giova

una vita, che in vano

voglio offrir per la tua? Ma molto innanzi,

Licida, non andrai. Noi passeremo

ombre amiche indivise il guado estremo.

LIC. O delle gioie mie, de' miei martiri,

finché piacque al destin, dolce compagno,

separarci convien. Poiché siam giunti

agli ultimi momenti,

quella destra fedel porgimi, e senti.

Sia preghiera, o comando

vivi; io bramo così. Pietoso amico

chiudimi tu di propria mano i lumi;

ricordati di me. Ritorna in Creta

al padre mio... Povero padre! a questo

preparato non sei colpo crudele.

Deh tu l'istoria amara

raddolcisci narrando. Il vecchio afflitto

reggi, assisti, consola;

lo raccomando a te. Se piange, il pianto

tu gli asciuga sul ciglio;

e in te, se un figlio vuol, rendigli un figlio.

MEG. Taci: mi fai morir.

CLIST. Non posso, Alcandro,

resister più. Guarda que' volti: osserva

que' replicati amplessi,

que' teneri sospiri e que' confusi

fra le lagrime alterne ultimi baci.

Povera umanità!

ALC. Signor, trascorre

l'ora permessa al sacrifizio.

CLIST. È vero.

Olà, sacri ministri,

la vittima prendete. E voi, custodi,

dall'amico infelice

dividete colui.

MEG. Barbari! Ah voi

avete dal mio sen svelto il cor mio!

LIC. Ah dolce amico!

MEG. Ah caro prence!

LIC., MEG. Addio!

CORO I tuoi strali terror de' mortali

ah! sospendi, gran padre de' numi

ah! deponi, gran nume de' re.

 

(Nel tempo che si canta il coro, Licida va ad inginocchiarsi a piè dell'ara appresso al sacerdote. Il re prende la sacra scure, che gli vien presentata sopra un bacile da un de' ministri del tempio; e, nel porgerla al sacerdote canta i seguenti versi, accompagnati da grave sinfonia)

 

CLIST. O degli uomini padre e degli dei,

onnipotente Giove,

al cui cenno si move

il mar, la terra, il ciel; di cui ripieno

è l'universo, e dalla man di cui

pende d'ogni cagione e d'ogni evento

la connessa catena;

questa, che a te si svena,

sacra vittima accogli. Essa i funesti,

che ti splendono in man, folgori arresti.

 




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