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Pietro Metastasio Il re pastore IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SETTIMA
Agenore, seguìto da guardie reali e nobili di Sidone, che portano sopra bacili d’oro le regie insegne, e detti.
AGEN. |
Dal più fedel vassallo Il primo omaggio, eccelso re, ricevi. |
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ELI. |
Che dice? (ad Aminta) |
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AMIN. |
A chi favelli? (ad Agenore) |
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AGEN. |
A te, signor. |
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AMIN. |
(con viso sdegnoso) Lasciami in pace e prendi Alcun altro a schernir. Libero io nacqui, Se re non sono; e, se non merto omaggi, (crescendo il risentimento) Ho un core almen, che non sopporta oltraggi. |
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AGEN. |
Quel generoso sdegno Te scopre e me difende. Odimi e soffri Che ti sveli a te stesso il zelo mio. |
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ELI. |
Come! Aminta ei non è? (ad Agenore) |
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AGEN. |
No. |
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AMIN. |
E chi son io? |
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AGEN. |
Tu Abdolonimo sei, l’unico erede Del soglio di Sidone. |
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AMIN. |
Io! |
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AGEN. |
Sì. Scacciato Dal reo Stratone, il padre tuo bambino Al mio ti consegnò. Questi, morendo, Alla mia fé commise Te, il segreto e le prove. |
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ELI. |
E il vecchio Alceo... |
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AGEN. |
L’educò sconosciuto. |
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AMIN. |
E tu fin ora... |
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AGEN. |
Ed io, fin or tacendo, alla paterna Legge ubbidii. M’era il parlar vietato, Fin che qualche cammin t’aprisse al trono L’assistenza de’ numi. Io la cercai Nel gran cor d’Alessandro, e la trovai. |
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ELI. |
Oh giubilo! oh contento! Il mio bene è il mio re. |
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AMIN. |
(ad Agenore) |
Dunque Alessandro... |
AGEN. |
T’attende, e di sua mano Vuol coronarti il crin. Le regie spoglie Quelle son, ch’ei t’invia. Questi, che vedi, Son tuoi servi e custodi. Ah! vieni ormai; Ah! questo giorno ho sospirato assai. (parte) |