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Pietro Metastasio
Ruggiero

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SCENA OTTAVA

 

Reggia illuminata

 

Clotilde ed Ottone

 

CLOT.

Qui Ottone! E chi difende

Ruggiero da Ruggier? Ne’ suoi trasporti

Tu l’abbandoni?

OTT.

Il principe de’ Greci

Vidi con lui, né d’appressarmi osai.

CLOT.

Sventurato! Ah qual mai

Pietà ne sento!

OTT.

E tu di lui men degna,

Clotilde, non ne sei.

CLOT.

Deh cessa, Ottone,

D’esacerbar le mie ferite!

OTT.

Io prendo

Parte ne’ torti tuoi. Leon detesto,

Né posso immaginar... Ma che mai dice?

Qual è mai la sua scusa?

CLOT.

Il silenzio. Ei non seppe

Rinvenirne migliore.

OTT.

Ah, tu dovevi

La rotta fé rimproverargli! In lui,

Chi sa! destato avresti

Forse l’antico ardor.

CLOT.

No: reso avrei

Il mio caso peggior. Quando in un core

Già la fiamma d’amor palpita e langue,

Chi l’agita l’estingue. E l’alme, a cui

La ragion non dà legge,

Il rimprovero irrìta e non corregge.

OTT.

Ma tu...

CLOT.

Taci: ecco Augusto, e la dolente

Vittima è seco.

 

 

 




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