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Pietro Metastasio
Romolo ed Ersilia

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ATTO PRIMO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Gran piazza di Roma, circondata di pubbliche e private fabbriche in parte non ancor terminate, ed in parte adombrate ancora di qualche albero frapposto. Campidoglio in faccia, selvaggio pur anche ed incolto, con ara ardente innanzi alla celebre annosa quercia consacrata a Giove su la cima del medesimo, donde per doppia spaziosa strada si discende sul piano. L’ara, la quercia, il monte, gli alberi e gli edifici tutti della gran piazza suddetta sono vagamente guarniti di festoni di fiori capricciosamente disposti per solennizzar le nozze de’ giovani romani e delle donzelle sabine.

 

Il basso della scena è tutto ingombrato di guerrieri, di littori e di popolo spettatore; e mentre allo strepito de’ festivi stromenti, che accompagnano il seguente coro, vanno scendendo gli sposi per le varie strade del colle, ed intrecciando poi allegra danza sul piano, Romolo con Ersilia per una via, Ostilio con Valeria per l’altra, vengono seguitando lentamente la pompa; e non rimane su l’alto che il numeroso stuolo de’sacerdoti intorno all’ara di Giove.

 

CORO

Sul Tarpeo propizie e liete

Dall’Olimpo oggi scendete,

D’imenei così felici

Protettrici deità.

PARTE DEL CORO

Tu propaga, o dio dell’armi,

Il valor, gli eroici ardori,

La virtù de’ genitori

Nella prole che verrà.

TUTTO IL CORO

Dall’Olimpo oggi scendete,

Protettrici deità.

PARTE DEL CORO

Dea, che provvida e feconda

Dell’età l’ingiurie emendi,

L’alme annoda, i cori accendi

D’amorosa fedeltà.

TUTTO IL CORO

Dall’Olimpo oggi scendete

Protettrici deità.

PARTE DEL CORO

Piante eccelse innesti Amore,

E produca amico il Fato

Dall’innesto sospirato

La comun felicità.

TUTTO IL CORO

Sul Tarpeo propizie e liete

Dall’Olimpo oggi scendete,

D’imenei così felici

Protettrici deità.

 

ROM.

Eccovi al fine, o belle

De’ vostri vincitori

Vincitrici adorate, eccovi spose,

Eccovi nostre. Ah, giacché il Ciel vi rese

D’un impero nascente

Le più care speranze, ah con noi fate

Dolce cambio d’affetti! A far di voi

Il prezioso acquisto

Non servì già di sprone

Al romano ardimento

Odio, vendetta, o giovanil talento.

Si evitò di perir; cangiar del sangue

Coi vincoli si volle

Gli sdegni in amistà. Voi lo sapete,

Che, accolte in casto asilo,

Fra pudiche matrone

In custodia de’ numi, or vinte al fine

Dal rispettoso invito,

Volontarie compiste il sacro rito.

Né questi già sdegnate

D’un popolo guerrier principii umìli:

Il Ciel non ha prescritti

Limiti alla virtù. Quel Campidoglio,

Or selvaggio ed ignoto,

Chi sa qual nome un dì sarà? Di vaste

Speranze ho pieno il cor. Siatene a parte

Voi già romane; e, rivolgendo in mente

L’amor presente ed i trofei futuri,

Secondate amorose i grandi augùri.

(nel tempo della seguente replica del coro partono danzando gli sposi)

CORO

Sul Tarpeo propizie e liete

Dall’Olimpo oggi scendete,

D’imenei così felici

Protettrici deità.

 

 

 




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