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Pietro Metastasio Romolo ed Ersilia IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA TERZA
Ostilio e detti.
OST. |
Più indistinto non è: Romolo ha vinto. |
ERS. |
Ed è vero? |
OST. |
Il vedrai Tu stessa or ora al re de’ numi in voto Le prime spoglie opime Trionfante portar. |
VAL. |
Le spoglie! Ah! dunque Acronte... |
OST. |
Acronte a prova Mostrò di quanto alla virtude e all’arte L’impeto ceda ed il furor. Di sangue Avido sol, senza curar difese Ei s’affretta a ferir: l’altro prudente Veglia solo ai ripari, e lascia al folle La libertà d’indebolirsi. Ansante Il vede al fin men violenti i colpi E più rari vibrar. Lo stringe, il preme, L’incalza allor. Quei nol sostien, vacilla, S’arretra, inciampa, e nel cader supino Perde l’acciaro. Il vincitor sereno Corre a lui, lo solleva, Gli rende il ferro. |
ERS. |
Oh grande! |
OST. |
E già volea Stringerlo amico al sen, quando s’avvide Che il traditor furtivo Tenta ferirlo. Acceso Di sdegno allor, terribile si scaglia Sopra il fellone, e con l’invitto acciaro Di quell’ingrato sangue ancor non tinto, Gli passa il petto e lo rovescia estinto. |
VAL. |
Chi mi soccorre! Io moro. (s’abbandona sopra un sasso) |
ERS. |
Or di costanza, Valeria, è tempo. Un tale affanno... (Oh Dio, M’attende il genitor!) D’una infelice Deh, prendi cura, Ostilio: abbia l’amica Del tuo amor generoso un nuovo pegno; Questo di te pietoso ufficio è degno.
Perdono al primo eccesso Del suo dolor concedi: Tu intendi amor, tu vedi Che merita pietà. Se un dì sperar sereno A lei non fu permesso, Abbia del pianto almeno L’amara libertà. (parte) |