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Pietro Metastasio
Romolo ed Ersilia

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SCENA ULTIMA

 

Curzio fra le guardie, e detti.

 

ROM.

Principe valoroso, e non avranno

Mai fin gli sdegni nostri? I nostri ognora

Vicendevoli insulti

Divideran due popoli guerrieri,

Nati la terra a dominar? Deh, cessi

L’odio una volta! Al generoso fianco

Torni l’invitto acciar. Libero sei.

Niuna sopra di te ragion mi resta.

CUR.

(Qual mai favella inaspettata è questa!)

ROM.

Non mi rispondi, o prence?

ERS.

(Implacabile è il padre).

ROM.

Ah, già che puoi

Render altri felice,

D’un sì bel don che a te concede il Cielo

L’uso non trascurar; io, se la mano

D’Ersilia a me consenti,

Lo sarò tua mercé. Tutto poi chiedi

Da un grato cor; detta tu stesso i patti

Della nostra amistà. Curzio prescriva,

Curzio l’arbitro sia del mio destino.

CUR.

(Perché Romolo, o dèi, non è sabino!)

ERS.

(Ah, tace ognor!)

ROM.

Tu parla, Ersilia.

ERS.

Oh Dio!

Che posso dir? Son figlia;

Intendo il padre; e l’ubbidir, lo sai,

È il mio primo dover.

ROM.

Dunque decisa

È la mia sorte. Il suo tacer si spiega

Non men che il tuo parlar. Curzio, ah! pur troppo

Veggo che a debellar la tua costanza

M’affanno in van. Ma già che te non posso,

Me stesso io vincerò. Va; la tua figlia

Libero riconduci al suol natio.

CUR.

A me tu rendi Ersilia!

ROM.

A te.

CUR.

Che intendo!

ROM.

E amante e amato e vincitor la rendo.

CUR.

(Oh, virtù più che umana!)

ROM.

Addio, mia sola,

Addio, bella mia fiamma. Il Ciel ti serbi

Sempre qual sei d’un genitor sì grande,

Del tuo sesso all’onore,

Al mio rispetto ed all’esempio altrui.

ERS.

(Morir mi sento).

CUR.

(E come odiar costui?)

ROM.

Parla, guardami, o prence,

Almen pria di partir. Deh, parti amico,

Già che padre non vuoi! L’antico almeno

Natio rancore in qualche parte estinto...

CUR.

Ah! figlio, ah! basta: eccoti Ersilia: hai vinto.

ROM.

È sogno!

ERS.

È ver!

CUR.

Non ho di sasso al fine

In petto il cor. V’è chi conoscer possa

Romolo, e non amarlo? Amalo, o figlia;

Anch’io l’amo, l’adoro, e al Ciel son grato,

Che a sì bel dì mi conservò pietoso.

ROM.

Oh Roma fortunata!

ERS.

Oh padre! oh sposo!

 

CORO

 

 

Numi, che intenti siete

Gli eventi a regolar,

Le sorti a dispensar

Fosche o serene,

Soavi i dì rendete

Di coppia sì fedel,

Già che formaste in Ciel

Le lor catene.

 




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