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Pietro Metastasio Semiramide IntraText CT - Lettura del testo |
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Sala regia illuminata in tempo di notte. Varie credenze intorno con vasi trasparenti. Gran mensa imbandita nel mezzo con quattro sedili intorno ed una sedia in faccia.
Sibari e poi Ircanto con ispada nuda.
SIB. |
Ministri, al re sia noto Che già pronta è la mensa. (parte una guardia) (E beva in questa Scitalce la sua morte: è troppo il colpo Necessario per me. Scoprir potrebbe La sua voce, il mio scritto Quanto Sibari un dì finse in Egitto). Dove, signor? Qual ira (ad Ircano) T’arma la destra? |
IRC. |
Io vuo’ Scitalce estinto. Additami dov’è. |
SIB. |
Ma che pretendi? |
IRC. |
In braccio alla sua sposa Trafiggere il rival. |
SIB. |
Taci, se brami Vederlo estinto: il tuo furor potrebbe Scomporre un mio disegno. |
IRC. |
Io non t’intendo. Corro a svenarlo, e poi Mi spiegherai l’arcan. (in atto di partire) |
SIB. |
Senti. (Ah, conviene Tutto scoprir). Poss’io di te fidarmi? |
IRC. |
Parla. |
SIB. |
Per odio antico Scitalce è mio nemico; ed io... ma taci, Preparai la sua morte. |
IRC. |
E come? |
SIB. |
È certo Che Scitalce è lo sposo. A lui Tamiri Dovrà, com’è costume, Il primo nappo offrir: per opra mia Questo sarà d’atro veleno infetto. |
IRC. |
Mi piace. E se m’inganni? |
SIB. |
(gli mostra un picciol vaso) Ecco il veleno: Se nol porgo al rival, passami il seno. |
IRC. |
Saggio pensiero. Io, tel confesso, amico, Te ne invidio l’onore. |
SIB. |
Il re s’appressa: T’accheta. |