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Pietro Metastasio Siroe IntraText CT - Lettura del testo |
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Parco reale.
Laodice, poi Siroe
LAOD. |
Che funesto piacere È mai quel di vendetta! Figurata, diletta; Ma lascia, conseguita, il pentimento. Lo so ben io, che sento Del periglio di Siroe in mezzo al core Il rimorso e l’orrore. |
SIR. |
Al fin, Laodice, Sei vendicata: a me soffrir conviene La pena del tuo fallo. |
LAOD. |
Amato prence, Così confusa io sono, Che non ho cor di favellarti. |
SIR. |
Avesti Però cor d’accusarmi. |
LAOD. |
Un cieco sdegno, Figlio del tuo disprezzo, Persuase l’accusa. Ah! tu perdona, Perdona, o Siroe, un violento amore: Mi punisce abbastanza il mio dolore. Non soffrirai della menzogna il danno: Io scoprirò l’inganno. Saprà Cosroe ch’io fui... |
SIR. |
La tua ruina Non fa la mia salvezza. Anche innocente Di questa colpa, io di più grave errore Già son creduto autor. Taci: potrebbe Destar la tua pietà nuovi sospetti D’amorosa fra noi Segreta intelligenza. |
LAOD. |
E qual emenda Può farmi meritare il tuo perdono? Tu me l’addita: a quanto Prescriver mi vorrai pronta son io: Ma poi scordati, o caro, il fallo mio. |
SIR. |
Più nol rammento; e, se ti par che sia La sofferenza mia di premio degna, Più non amarmi. |
LAOD. |
Oh Dio! come potrei Lasciar sì dolci affetti in abbandono? |
SIR. |
Questo da te domando unico dono. |
LAOD. |
Mi lagnerò tacendo Del mio destino avaro; Ma ch’io non t’ami, o caro, Non lo sperar da me. Crudele! in che t’offendo, Se resta a questo petto Il misero diletto Di sospirar per te? (parte) |