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Pietro Metastasio Siroe IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUINTA
Medarse e detti.
MED. |
Signore... |
EMI. |
(Oh dei!) |
MED. |
Perché quel ferro, Idaspe? |
EMI. |
Per deporlo al suo piè. V’è chi ha potuto Farlo temer di me. Troppo geloso Io son dell’onor mio. Io traditore! Oh Dio! Nel più vivo del cor Siroe m’offese. Fin che si scopra il vero, Eccomi disarmato e prigioniero. |
COS. |
Che fedeltà! |
MED. |
Forse il german procura Divider la sua colpa. |
COS. |
Idaspe, torni Per mia difesa al fianco tuo la spada. |
EMI. |
Perdonami, o signor; quando è in periglio D’un sovrano la vita, ha corpo ogni ombra. Prima dall’alma sgombra Quell’idea che m’oltraggia, e al fianco mio Poscia per tuo riparo Senza taccia d’error torni l’acciaro. |
COS. |
No, no: ripiglia il brando. |
EMI. |
Ubbidirti non deggio. |
COS. |
Io tel comando. |
EMI. |
Così vuoi: non m’oppongo. Almen permetti Ch’io la reggia abbandoni, acciò non dia Di novelli sospetti Colpa l’invidia all’innocenza mia. |
COS. |
Anzi voglio che Idaspe Sempre de’ giorni miei vegli alla cura. |
EMI. |
Io? |
COS. |
Sì. |
EMI. |
Chi m’assicura Della fede di tanti, a cui commessa È la tua vita? Io debitor sarei Della colpa d’ognun. S’io fossi solo... |
COS. |
E solo esser tu déi. Fra le reali guardie Le più fide tu scegli: a tuo talento Le cambia e le disponi; e sia tuo peso Di scoprir chi m’insidia. |
EMI. |
Al regio cenno Ubbidirò; né dal mio sguardo accorto Potrà celarsi il reo. (Son quasi in porto).
Sgombra dall’anima Tutto il timor: Più non ti palpiti Dubbioso il cor; Riposa, e credimi Ch’io son fedel. Se al mio regnante, Se al dover mio Per un istante Mancar poss’io, Con me si vendichi Sdegnato il Ciel. (parte) |