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Pietro Metastasio Siroe IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SESTA
Cosroe e Medarse
MED. |
Non è piccola sorte Che uno stranier così fedel ti sia. Ma non basta, o mio re: maggior riparo Chiede il nostro destin. |
COS. |
Sarai nel giro Di questo dì tu mio compagno al soglio: E opporsi a due regnanti Non potrà facilmente un folle orgoglio. |
MED. |
Anzi il tuo amor l’irrìta. Ha già sedotta Del popol fedel Siroe gran parte. Si parla e si minaccia. Ah! se non svelli Dalla radice sua la pianta infesta, Sempre per noi germoglierà funesta. Atroce, ma sicuro, Il rimedio sarà. Reciso il capo, Perde tutto il vigore L’audacia popolare. |
COS. |
Ah! non ho core. |
MED. |
Anch’io gelo in pensarlo. Altro non resta Dunque per tua salvezza Che appagar Siroe e sollevarlo al trono. Volentier gli abbandono La contesa corona. Andrò lontano Per placar l’ira sua. Se questo è poco, Sazialo del mio sangue, aprimi il seno. Sarò felice appieno, Se può la mia ferita Render la pace a chi mi diè la vita. |
COS. |
Sento per tenerezza Il ciglio inumidir. Caro Medarse, Vieni al mio sen. Perché due figli eguali Non diemmi il Ciel? |
MED. |
Se ricusar potessi Di scemar, per salvarti, i giorni miei, Degno di sì gran padre io non sarei.
Deggio a te del giorno i rai, E per te, come vorrai, Saprò vivere o morir. Io vivrò, se la mia vita È riparo alla tua sorte; Io morrò, se la mia morte Può dar pace al tuo martìr. (parte) |