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Pietro Metastasio Siroe IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA OTTAVA
Appartamenti terreni corrispondenti a’ giardini.
Siroe senza spada, ed Arasse
ARA. |
Chi ricusa un’aita, Giustifica il rigor della sua sorte. Disperato e non forte, Prence, ti mostri, allor che in me condanni Un zelo, che fomenta Del popolo il favor per tuo riparo. |
SIR. |
L’ira del fato avaro Tollerando si vince. |
Al merto amica Rade volte è Fortuna; e prende a sdegno Chi meno a lei che alla virtù si affida. |
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SIR. |
L’alma, che in me s’annida, Più che felice e rea, Misera ed innocente esser desia. |
ARA. |
Un’innocenza oblia, Che avria nome di colpa. Il volgo suole Giudicar dagli eventi, e sempre crede Colpevole colui che resta oppresso. |
SIR. |
Mi basta di morir noto a me stesso. |
ARA. |
Ad onta ancor di questa Rigorosa virtù, sarà mia cura Toglierti all’ira dell’ingiusto padre. Il popolo e le squadre Solleverò per così giusta impresa. |
SIR. |
Ma questo è tradimento, e non difesa.
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ARA. |
Se pugnar non sai col fato, Innocente sventurato, Basto solo al gran cimento, Quando langue il tuo valor. Rende giusto il tradimento Chi punisce il traditor. (parte) |