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Pietro Metastasio Siroe IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA DECIMA
Medarse e detti.
MED. |
Non temete, o custodi: il re m’invia. |
EMI. |
(Oh numi!) |
MED. |
Idaspe è qui! Senza il tuo brando Ti porti in mia difesa? |
EMI. |
In su l’ingresso Mel tolsero i custodi. (Giungesse Arasse!) (guardando per la scena) |
SIR. |
Ad insultarmi ancora Qui vien Medarse! E in qual remoto lido Posso celarmi a te? |
MED. |
Taci, o t’uccido. (snuda la spada) |
EMI. |
È lieve pena a un reo La sollecita morte. Ancor sospendi Qualche momento il colpo. Ei ne ravvisi Tutto l’orror. Potrò sfogare intanto Seco il mio sdegno antico. Tu sai ch’è mio nemico e che, stringendo Contro di me fin nella reggia il ferro, Quasi a morte mi trasse. |
SIR. |
E tanto ho da soffrir? |
EMI. |
(guardando per la scena) (Giungesse Arasse!) |
SIR. |
E Idaspe è così infido, Che, unito a un traditor... |
MED. |
Taci, o uccido. |
SIR. |
Uccidimi, crudel. Tolga la morte Tanti oggetti penosi agli occhi miei. |
MED. |
Mori... (Mi trema il cor). |
EMI. |
(Soccorso, o dèi!) |
MED. |
(Sento, né so che sia, Un incognito orror che mi trattiene). |
SIR. |
Barbaro, a che t’arresti? |
EMI. |
(come sopra) (E ancor non viene!) |
MED. |
(Chi mi rende sì vile?) |
EMI. |
Impallidisci! Dammi quel ferro: io svenerò l’indegno; Io svellerò quel core. Io solo, io solo Basto di tanti a vendicar gli oltraggi. |
MED. |
Prendi; l’usa in mia vece. (dà la spada ad Emira) |
SIR. |
A questo segno Ti sono odioso? |
EMI. |
Or lo vedrai, superbo: Se speri alcun riparo... Difenditi, mia vita; ecco l’acciaro! (dà la spada a Siroe) |
MED. |
Che fai, che dici, Idaspe? E mi tradisci, Quando a te m’abbandono? |
EMI. |
No, più non sono Idaspe; Emira io sono. |
SIR. |
(Che sarà?) |
MED. |
Traditori! Verranno ad un mio grido I custodi a punir... |
SIR. |
Taci, o t’uccido. |