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Pietro Metastasio
Siroe

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SCENA QUINDICESIMA

 

Gran piazza di Seleucia con veduta del palazzo reale e con apparato magnifico, ordinato per la coronazione di Medarse, che poi serve per quella di Siroe. Nell’aprir della scena si vede una mischia tra i ribelli e le guardie reali, le quali sono rincalzate e fuggono.

 

Cosroe, Emira e Siroe, l’uno dopo l’altro con ispada nuda; indi Arasse con tutto il popolo.

Cosroe, difendendosi da alcuni congiurati, cade.

 

COS.

Vinto ancor non son io.

EMI.

Arrestatevi, amici; il colpo è mio.

SIR.

Ferma, Emira, che fai? Padre, io son teco:

Non temer.

EMI.

Empio Ciel!

COS.

Figlio, tu vivi!

SIR.

Io vivo, e posso ancora

Morir per tua difesa.

COS.

E chi fu mai

Che serbò la tua vita?

ARA.

Io la serbai.

Libero il prence io volli,

Non oppresso il mio re. Di più non chiede

Il popolo fedel. Se il tuo contento

Non fa la mia discolpa,

Puoi la colpa punir.

COS.

Che bella colpa!

 

 

 




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