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Pietro Metastasio Temistocle IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA NONA
Serse, Sebaste, Rossane e poi Aspasia
ROSS. |
Serse, io lo credo appena... |
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SER. |
Ah! principessa, Chi crederlo potea? Nella mia reggia, A tutto il mondo in faccia, Temistocle m’insulta. Atene adora, Se ne vanta, e per lei L’amor mio vilipende e i doni miei. |
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ROSS. |
(Torno a sperar). Chi sa? Potrà la figlia Svolgerlo forse. |
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SER. |
Eh! che la figlia e il padre Son miei nemici. È naturale istinto L’odio per Serse ad ogni greco. Io voglio Vendicarmi d’entrambi. |
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ROSS. |
(Felice me!) Della fedel Rossane Tutti non hanno il cor. |
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SER. |
Lo veggo, e quasi Del passato arrossisco. |
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ROSS. |
E pure io temo Che, se Aspasia a te viene... |
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SER. |
Aspasia! Ah! tanto Non ardirà. |
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ASP. |
Pietà, signor! |
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ROSS. |
(piano a Serse) |
(Lo vedi |
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Se tanto ardì? Non ascoltarla). |
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SER. |
(piano a Rossane) |
(Udiamo |
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Che mai dirmi saprà). |
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ASP. |
Salvami, o Serse, Salvami il genitor. Donalo, oh Dio! Al tuo cor generoso, al pianto mio. |
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SER. |
(Che bel dolor!) |
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ROSS. |
(Temo assalto). |
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SER. |
E vieni Tu grazie ad implorar? tu che d’ogni altro Forse più mi disprezzi? |
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ASP. |
Ah no, t’inganni: Fu rossor quel rifiuto. Il mio rossore Un velo avrà, se il genitor mi rendi: Sarà tuo questo cor. |
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ROSS. |
(Fremo). |
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SER. |
E degg’io Un ingrato soffrir, che i miei nemici Ama così? |
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ASP. |
No, chiedo men. Sospendi Sol per poco i tuoi sdegni: ad ubbidirti Forse indurlo potrò. Mel nieghi? Oh dèi, Nacqui pure infelice! Ancor da Serse Niun partì sconsolato: io son la prima, Che lo prova crudel! No, non lo credo; Possibile non è. Questo rigore È in te stranier, ti costa forza. Ostenti Fra la natia pietà l’ira severa; Ma l’ira è finta e la pietade è vera. Ah! sì, mio re, cedi al tuo cor; seconda I suoi moti pietosi e la mia speme, O me spirar vedrai col padre insieme. |
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SER. |
Sorgi. (Che incanto!) |
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ROSS. |
(Ecco, delusa io sono). |
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SER. |
Fa che il padre ubbidisca, e gli perdono.
Di’ che a sua voglia eleggere La sorte sua potrà; Di’ che sospendo il fulmine, Ma nol depongo ancor; Che pensi a farsi degno Di tanta mia pietà; Che un trattenuto sdegno Sempre si fa maggior. (parte col séguito de’ satrapi e le guardie) |
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