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Pietro Metastasio
Temistocle

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SCENA QUINTA

 

Aspasia sola.

 

ASP.

Dunque di me più forte

Il germano sarà? Forse non scorre

L’istesso sangue in queste vene? Anch’io

Da Temistocle nacqui. (si leva) Ah! sì, rendiamo

Gli ultimi a lui pietosi uffizi. In queste

Braccia riposi, allor che spira. Imprima

Su la gelida destra i baci estremi

L’orfana figlia; e, di sua man chiudendo

Que’ moribondi lumi... Ah, qual funesta

Fiera immagine è questa! Aimè, qual gelo

Mi ricerca ogni fibra! Andar vorrei,

E vorrei rimaner. D’orrore agghiaccio,

Avvampo di rossor. Sento in un punto

E lo sprone ed il fren. Mi struggo in pianto,

Nulla risolvo, e perdo il padre intanto.

 

Ah! si resti... Onor mi sgrida.

Ah! si vada... Il piè non osa.

Che vicenda tormentosa

Di coraggio e di viltà!

Fate, o dèi, che si divida

L’alma ormai da questo petto:

Abbastanza io fui l’oggetto

Della vostra crudeltà. (parte)

 

 

 




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