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Pietro Metastasio
Temistocle

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SCENA DECIMA

 

Rossane, Lisimaco con séguito di Greci, e detti.

 

ROSS.

A che, signor, mi chiedi?

LIS.

Serse, da me che vuoi?

SER.

Voglio presenti

Lisimaco e Rossane...

LIS.

I nuovi oltraggi

Ad ascoltar d’Atene?

ROSS.

I torti miei

Di nuovo a tollerar?

LIS.

D’Aspasia infida

A veder l’incostanza?

ASP.

Ah! non è vero;

Non affliggermi a torto,

Lisimaco crudele: io son l’istessa.

Perché opprimer tu ancora un’alma oppressa?

SER.

Come! voi siete amanti?

ASP.

Ormai sarebbe

Vano il negar: troppo già dissi.

SER.

(ad Aspasia)

E m’offri

 

Tu la tua man?

ASP.

D’un genitor la vita

Chiedea quel sacrifizio.

SER.

(a Lisimaco)

E del tuo bene

SER.

Tu perseguiti il padre?

LIS.

Il volle Atene.

SER.

(Oh virtù che innamora!)

ROSS.

Il greco duce

Ecco s’appressa.

NEOC.

(guardando il padre) (Aver potessi anch’io

Quell’intrepido aspetto!)

ASP.

(Ah, imbelle cor, come mi tremi in petto!)

 

 

 




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