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Pietro Metastasio
Il trionfo di Clelia

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SCENA SESTA

 

Clelia e Mannio

 

CLEL.

Prence, un istante...

MAN.

Io deggio

Seguir...

CLEL.

Lo so; ma dimmi sol, se resta

Qualche speranza a Roma.

MAN.

Assai potreste

Ottener da Porsenna: è grande, è giusto;

Ma si fida a Tarquinio.

CLEL.

E alcun di voi

Non sa disingannarlo?

MAN.

È questa appunto

L’unica cura mia; ma qualche prova

Cerco di sua perfidia. A tale oggetto

Un’anima venal simile a lui

Vinsi con l’oro. È di quel cor malvagio

L’arbitra questa, e i più riposti arcani

A me ne scoprirà. Solo ah! pavento

Che la bella Larissa

Nel cor del genitor sposa il difenda.

CLEL.

Vano timor: Larissa

L’aborre, lo detesta.

MAN.

È vero?

CLEL.

È vero.

Va, siegui Orazio.

MAN.

Ah, dunque un fido amante

Di riscaldar quel freddo cor potrebbe

Forse sperare ancor?

CLEL.

Va, ti consola;

Non hai rival Tarquinio;

Non è freddo quel cor.

MAN.

Deh!...

CLEL.

Tu ragioni,

E Orazio s’allontana.

MAN.

(in atto di partire)

È ver.

CLEL.

M’avverti

Mannio, se qualche frode

Giungi a scoprir.

MAN.

Se v’è per me speranza,

Seconda, o Clelia, un puro amor verace.

CLEL.

La mia Roma io ti fido.

MAN.

Io la mia pace. (parte)

 

 

 




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