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| Pietro Metastasio Il trionfo di Clelia IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA DECIMA
Orazio, poi Clelia
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Che crudel sacrifizio, Roma, tu vuoi da me! L’avrai. Saranno Prezzo gli affetti miei Della tua libertà. Sarò... Ma dunque Altro scampo non v’è? Dunque son tutti Ottusi i nostri acciari? Estinto in noi Dunque è il natio coraggio? Ah no; si pugni, E trionfino in campo Il valor, la giustizia... Oh Dio, felici Sempre in campo non sono La giustizia, il valor; né dell’insana Sorte al capriccio avventurar degg’io Della patria il destino. E a tal novella Che mai Clelia dirà? Forza che basta Ben mi sent’io nel sen; ma il suo dolore Mi sgomenta, m’opprime. In questo istante In faccia a lei d’articolar parole Capace io non sarei. (in atto di partire) |
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Sposo, ove corri? |
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(Onnipotenti dèi!) |
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Parlasti al re? |
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Parlai. |
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Deh, non tacermi Che ottenesti da lui. |
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Nulla. |
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Ma dunque Già perduta è per Roma ogni speranza? |
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No, Clelia. (guardandola con compassione) |
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E quale è mai? |
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Lasciami respirar; tutto saprai.
Saper ti basti, o cara, Che sei, che fosti ognor, E che il mio solo amor Sempre sarai: Che sempre, e in ogni sorte, Lo giuro a’ sommi dèi, De’ puri affetti miei L’impero avrai. (parte) |