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Malde, il cavatesori, e Anna Onna, la vecchia dell'erbe, dormiranno su le pelli di pecora, stesi nei loro cenci. Cosma, il santo, vestito d'una melote, anche dormirà, ma accosciato, con le braccia intorno ai ginocchi e su i ginocchi il mento. Aligi sarà seduto sopra un deschetto, intento a intagliare con suoi ferri il ceppo di noce. Mila di Codra sarà seduta di contro a lui e lo guarderà.
MILA: Ma stiè mutolo il patrono
prendetelo dal cuor mio;
ma di questo ei non s'avveda,
ma di questo ei non s'addìa».
Sùbito il legno getta un ramo,
(Ella si chinerà a raccattare le schegge e i trùcioli intorno al ceppo lavorato).
ALIGI: O Mila, e questo anche è un ceppo di noce.
Rinverdirà, Mila, rinverdirà?
MILA (china a terra): «Se vuol sangue a medicina,
prendetelo dal cuor mio...»
ALIGI: Rinverdirà, Mila, rinverdirà?
MILA: «Ma di questo ei non s'avveda,
ma di questo ei non s'addìa».
ALIGI: Mila, Mila, il miracolo ci assolva!
L'Angelo muto ci protegga ancóra,
ché per lui non m'adopro co' miei ferri
ma sì m'adopro con l'anima in mano.
E tu che cerchi, là? che hai perduto?
MILA: Io raduno le schegge; e le arderemo,
e un granello d'incenso con ognuna.
Affretta, Aligi, ché il tempo sen viene.
La luna di settembre è menomante
e i pastori cominciano a partire:
chi verso Puglia va, chi verso Roma.
E dove l'amor mio farà viaggio?
Dov'ei farà viaggio gli sien prata
dinanzi e fonti d'acque, e non sia vento,
e di me gli sovvenga quando annotta!
ALIGI: Verso Roma farà viaggio Aligi,
andrà dove si va per tutte strade,
con la sua mandra verso Roma grande,
a pigliar perdonanza dal Vicario,
dal Vicario di Cristo Signor Nostro,
perché quegli è il Pastore dei Pastori.
Non in terra di Puglia andrà uguanno:
ma a Nostra Donna della Schiavonia
ei manderà per man d'Alài d'Averna
questi due candellieri di cipresso
con due ceri mezzani in compagnia,
che di lui peccatore non si scordi
Nostra Donna che guarda la marina.
Poi quest'Angelo, come sia finito,
ei lo caricherà sopra una mula
e passo passo ei se lo porterà.
MILA: Affretta, affretta, ché il tempo sen viene.
Dalla cintola in giù l'Angelo è preso
ancor nel ceppo, i piedi ancor legati
ha nei nocchi, e le mani senza dita,
e gli occhi si pareggian con la fronte.
Indugiato ti sei a fargli l'ale
penna per penna, ma volar non può.
ALIGI: M'aiuterà Gostanzo il dipintore,
Gostanzo di Bisegna il dipintore
che lavora d'istorie per le carra.
Accordato io mi sono già con lui
e forse alla Badia m'avrò dai frati
per un agnello un poco d'oro in foglio
da mettere nell'ale e alla gorgiera.
MILA: Affretta, affretta, ché il tempo sen viene
e già la notte è più lunga del giorno,
e su dalla pianura monta l'ombra
all'improvviso quando non s'attende,
sì che l'occhio non guida più la mano
e al ferro cieco non soccorre l'arte.
(Cosma si agiterà nel sonno e si lamenterà. Si udrà giungere di lontano la cantilena sacra dei pellegrinaggi).
Cosma si sogna. E chi sa che si sogna!
Odi odi il canto della compagnia
che varca la montagna per andare
forse a Santa Maria della Potenza,
Aligi, verso la tua terra, verso
la tua casa dov'è la madre tua:
e forse passerà poco discosto,
e la madre l'udrà, l'udrà Ornella
forse, e diranno: «Questi pellegrini
scesero dagli stazzi dei pastori
e alcun saluto non ci fu mandato!»
(Aligi sarà curvo a digrossar con l'asce il basso del ceppo. Dato un colpo, abbandonerà il ferro nel legname; e si solleverà ansiosamente).
ALIGI: Ah, perché tocchi dove il cuore dole?
Mila, corro e li giungo sul cammino
e fo priego al crocifero che porti
l'imbasciata... Ma come gli dirò?
MILA: Gli dirai: «Buon crocifero, ti priego,
se passi pel vallone di San Biagio,
per la contrada detta l'Acquanova,
domanda della casa d'una donna
chiamata Candia della Leonessa
e fa sosta, ché certo avrai da lei
un boccaletto per ristoro e forse
più altro avrai, fa sosta e dille: - Il figlio
con te anche, e Vienda anche, la sposa,
e ti promette che discenderà
per essere da te ribenedetto
in pace, prima della dipartita,
e t'assicura ch'ei fu liberato
d'ogni male e periglio, liberato
della falsa nemica ultimamente,
e non sarà mai più cagione d'ira
e non sarà mai più cagion di pianto
alla madre, alla sposa, alle sorelle.-»
ALIGI: Mila, Mila, qual vento ti combatte
l'anima e te la volge? Un vento sùbito,
un vento di paura. E ti si spegne
la voce in bocca e il sangue se ne va
dalla tua faccia... Perché vuoi ch'io mandi
messaggio di menzogna alla mia madre?
MILA: In verità, in verità ti parlo,
o fratel mio, caro della sorella,
quant'è vero che non commisi fallo
con te ma stetti accesa come un cero
dinanzi alla tua fede e fui lucente
d'amore immacolato al tuo conspetto.
e dico: Va, va, corri sul cammino
e cerca del crocifero che porti
il saluto di pace all'Acquanova.
Venuta è l'ora della dipartita
per la figlia di Iorio. E così sia.
ALIGI: Per certo hai tu mangiato miel selvaggio
che ti turba la mente! E dove andrai?
MILA: Andrò dove si va per tutte strade.
ALIGI: Ah, verrai meco, dunque, verrai meco!
Assai lungo è il cammino. Ma te anche
io metterò su la mia mula. E andremo
con la speranza, verso Roma grande.
MILA: Convien ch'io vada dall'opposta parte
co' piè miei lesti e senza la speranza.
ALIGI (vòlto alla vecchia che dorme): Anna Onna, su, svégliati, su, lèvati,
e vammi in cerca d'ellèboro nero,
che il senno renda a questa creatura!
MILA: Non t'adirare, Aligi. E se t'adiri
anche tu contro a me, come vivrò
io fino a sera? Sotto il tuo calcagno
il mio cuore non lo raccoglierò.
ALIGI: Nella mia casa non ritornerò
se non con te, con te, figlia di Iorio,
Mila di Codra, mia per sacramento.
MILA: Aligi, e passerò la soglia stessa
ove fu posta la croce di cera?
E un uomo v'apparì, che sanguinava;
e disse allora il figlio di quell'uomo:
«Se il sangue è ingiusto, tu non puoi passare..».
di San Giovanni. Era la mietitura.
Pace ha la falce appesa alla parete,
il grano si riposa nei granai,
mentre il dolore seminato s'alza.
(Cosma si agiterà nel sonno gemendo).
ALIGI: Ma sai tu chi ti condurrà per mano?
COSMA (gridando): Non lo sciogliere! No, no, non lo sciogliere!