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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Il santo aprirà le braccia sollevando il volto di su i ginocchi.
MILA: Cosma, Cosma, che sogni? Di': che sogni?
(Cosma si sveglierà e si leverà).
ALIGI: Che hai veduto? Di': che hai veduto?
COSMA: Spaventi si son vòlti contro a me.
Io ho veduto... Ma non debbo dire.
Ogni sogno, che vien da Dio, purgato
sarà col fuoco prima d'esser detto.
Io ho veduto, e certo parlerò.
Ma ch'io non usi indegnamente il Nome
dell'Iddio mio per giudicare, quando
la caligine è ancóra sopra a me.
ALIGI: O Cosma, tu sei santo. Per molt'anni
ti sei lavato con acque di neve.
Con l'acque che traboccano dai monti
dissetato ti sei davanti al Cielo.
Oggi dormito hai nella mia caverna,
sul vello della pecora mondato
col solfo perché l'Incubo si fugga.
Nel tuo sonno hai veduto visioni.
Lo sguardo del Signore è sopra a te.
Soccorrimi del tuo intendimento.
Or io ti parlerò, e tu rispondimi.
COSMA: Imparata non ho la sapienza,
giovine, e non ho pur l'intendimento
che ha il sasso nel cammino del pastore.
ALIGI: O Cosma, uomo di Dio, stammi a sentire.
Io ti priego per l'Angelo che è chiuso
in quel ceppo e non ha orecchi e ode!
COSMA: Parla parole diritte, pastore;
e la tua confidanza non in me
(Malde e Anna Onna si desteranno e si leveranno sul cubito ad ascoltare).
ALIGI: Cosma, questa è la santa verità.
Dal piano di Puglia mi tornai a monte
con la mia mandra il dì del Corpusdomini.
Com'ebbi preso luogo d'addiacciare,
scesi alla casa per i miei tre giorni.
E trovo nella casa la mia madre
che mi dice: «Figliuolo, voglio darti
donna». Io le dico: «Madre, guardo sempre
il tuo comandamento». Ella mi dice:
«Bene, è questa la tua donna». Si fanno
le sposalizie. Il parentado viene
e m'accompagna la sposa alla porta.
Io era come un uomo all'altra riva
d'una fiumana, che vede le cose
di là dall'acqua e tra mezzo passare
vede l'acqua, che passa eternamente.
io non avea papavero nel vino.
Tuttavia perché mai sì grande sonno
mi venne sopra il cuore ismemorato?
Io credo che dormii settecent'anni.
Il lunedì ci alzammo a ora tarda.
E la mia madre ruppe il suo panello
sul capo della vergine che pianse.
Io non l'avea già tocca. E il parentado
venne con le canestre del frumento.
Ma io muto mi stava in gran tristezza
come fossi nell'ombra della morte.
Ed ecco d'improvviso entrare quivi
tutta tremante questa creatura.
I mietitori la perseguitavano,
cani!, che la volevano conoscere.
Ed ella ci pregava la salvezza.
E niuno di noi, Cosma, si mosse.
Sola la mia più piccola sorella
corre e s'ardisce chiudere la porta.
Ed ecco che la porta da quei cani
E s'apre contro questa creatura
bocca di frode con parole d'odio.
E il parentado vuol gittarla al branco.
Ed ella trista presso il focolare
chiede pietà, che non ne faccian strazio.
Ma io stesso l'afferro e la trascino,
per odio e frode: e trascinar mi sembra
il mio cuore di quando era fanciullo.
Ed ella grida, ed io sopra di lei
levo la mazza. E le sorelle piangono.
Ed ecco, dietro a lei, Cosma, con queste
pupille vedo l'Angelo che piange!
Lo vedo, o santo! L'Angelo mi guarda
e piange, e tace. Io cado ginocchioni.
Perdóno chiedo. E, per punire questa
mia mano, prendo di sul focolare
un tizzo ardente: «No, non ti bruciare!»
grida la creatura. E poi mi dice.
O Cosma, o santo, con acque di neve
tu ti sei battezzato alba per alba;
e tu, vecchia, conosci tutte l'erbe
che sànano la carne cristiana,
sai la virtù di tutte le radici;
e tu, Malde, con quella tua forcina
tu saper puoi dove i tesori sien
nascosti a piè dei morti che son morti
or è cent'anni, or è mill'anni, è vero?..
e profonda, profonda è la montagna.
Or io vi chiederò: Voi che sentite
venir le cose di tanto lontano
quella voce di qual mai lontananza
venne e parlò perché l'udisse Aligi?
Rispondetemi voi! Ella mi disse:
«E come pascerai tu la tua mandra
se la tua mano ti s'inferma, Aligi?»
E con questa parola ella mi colse
l'anima mia di dentro le mie ossa
così, come tu, vecchia, cogli un semplice!
(Mila piangerà silenziosamente).
ANNA ONNA: V'è un'erba rossa che si chiama Glaspi
e un'altra bianca che si chiama Egusa,
e l'una e l'altra crescono distanti;
ma le ràdiche loro si ritrovano
sotto la terra cieca e là s'annodano,
tanto sottili che neppur le scopre
Santa Lucia. Diversa hanno la foglia
ma fan l'istesso fiore, ogni sett'anni.
E questo è anche scritto nelle carte.
Cosma sa le potenze del Signore.
ALIGI: Ascolta, Cosma. Il sonno d'oblianza
m'era stato mandato al capezzale,
da chi? La mano innocente aveva chiuso
la porta di salute; e m'era apparso
l'Angelo del consiglio; e una parola
di labbra s'era fatta pegno eterno.
Qual era dunque la mia donna, innanzi
al buon frumento, al pane mondo e al fiore?
COSMA: Pastore Aligi, la stadera giusta
e le giuste bilance son di Dio.
Tuttavia prendi pure intendimento
da Colui che t'ha fatta sicurtà;
prendi pegno da Lui per la straniera.
Ma quella che non fu tocca, dov'è?
ALIGI: Mi partii per lo stazzo dopo vespro,
la vigilia di San Giovanni. All'alba
io mi trovai di sopra a Capracinta
e stetti ad aspettare il sole. E vidi
dentro dal cerchio sanguinare il capo
del Decollato. Poi venni allo stazzo,
ripresi a pasturare e a dolorare.
E mi parea che mi durasse il sonno
e la mandra brucasse la mia vita.
Allora il cuore mio chi lo pesò?
O Cosma, vidi prima l'ombra e poi
la sua persona, là, sul limitare.
Era il giorno di Santo Teobaldo.
sopra la pietra; e non poté levarsi
ché i piedi eran piagati. Disse: «Aligi,
mi riconosci?» Io dissi: «Tu sei Mila».
E non parlammo più, ché più non fummo
due. Né quel giorno ci contaminammo
né dopo mai. Lo dico in verità.
COSMA: Pastore Aligi, tu hai certo accesa
una làmpana pia nella tua notte
ma tu l'hai posta in luogo di quel termine
antico che inalzarono i tuoi padri.
Tu rimosso hai quel termine sacrato.
E se questa tua làmpana si spegne?
Il consiglio nel cuor dell'uomo è un'acqua
profonda; e l'uomo pio l'attignerà.
ALIGI: Io prego Iddio che ponga sopra a noi
il suggello del sacramento eterno!
Vedi che faccio? Con l'anima in mano
lavoro questo legno, a simiglianza
dell'Angelo apparito. Incominciai
nel giorno dell'Assunta, pel Rosario
lo vo' compire. Or ecco il mio disegno.
Calerò con la mandra verso Roma;
e porterò quest'Angelo con meco
sopra una mula. Andrò dal Santo Padre
nel nome di San Pietro Celestino
che sul Morrone fece penitenza,
me n'andrò dal Pastore dei Pastori
con questo vóto a chiedere dispensa,
perché colei che non fu tocca torni
alla sua madre, sciolta dal legame,
ed alla mia conduca io la straniera
che sa piangere senza farsi udire.
Ora domando al tuo conoscimento,
Cosma: La grazia mi sarà concessa?
COSMA: Tutte le vie dell'uomo sembran dritte
all'uomo; ma il Signore pesa i cuori.
Alte mura, alte mura ha la Città,
e gran porte di ferro, e intorno intorno
gran sepolture dove cresce l'erba.
L'agnello tuo non bruchi di quell'erba,
pastore, Aligi. Interroga la madre...
UNA VOCE (di fuori gridando): Cosma, Cosma! Se sei là dentro, esci!
COSMA: Chi m'ha chiamato? Avete udito voce?
LA VOCE: Esci, Cosma, pel sangue di Gesù!
COSMA: Eccomi. Chi mi chiama? Chi mi vuole?