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Apparirà l'alta statura di Iona con lo stendardo funereo. Dietro di lui verrà il parricida vestito d'un càmice, col capo coperto d'un velo nero, con ambe le mani strette da pesati ritorte di legno. Un uomo gli starà da presso tenendo la mazza pastorale istoriata; un altro avrà la scure; altri porteranno l'Angelo avvolto in un drappo e lo poseranno a terra. La turba si accalcherà nello spazio, tra l'albero e il pagliaio. Le lamentatrici, trascinatesi carponi alla soglia della casa, leveranno il grido verso il morituro.
IL CORO DELLE LAMENTATRICI: Figlio Aligi, figlio Aligi,
Chi è questo insanguinato?
chi l'ha corco sopra il sasso?
È venuta l'ora tua.
Ahi, ahi! Figlio di Lazaro, Lazaro
è morto, ahi ahi, ucciso da te!
Libera, Domine, animam servi tui.
IONA DI MIDIA: Trist'a te, Candia della Leonessa.
O Vienda di Giave, trist'a te.
Trist'a voi, figlie del Morto, parenti.
Il Signore abbia pietà di voi, donne.
del Malificio, perché vendicata
sia per le nostre mani questa infamia
caduta sopra a noi, che d'una eguale
i vecchi nostri non hanno memoria
e così la memoria se ne perda,
per la Dio grazia, ne' figli de' figli.
Or t'abbiamo condotto il penitente
perché da te la tazza del consólo
riceva, Candia della Leonessa.
Escito egli è dalle viscere tue.
T'è conceduto alzargli il velo nero,
accostargli alla bocca il beveraggio,
ché molto amara sarà la sua morte.
Salvum fac populum tuum, Domine.
LA TURBA: Christe eleison. Kyrie eleison.
(Iona porrà una mano su la spalla di Aligi per sospingerlo. Il penitente velato farà un passo verso la madre; poi cadrà su i ginocchi, di schianto).
m'è dato, ché la bocca è d'inferno,
quella che da voi succhiò il latte,
e i comandamenti e la legge.
O la più sventurata di tutte
il suo figlio, che gli hanno cantato
il sonno nella culla e nel grembo,
oh no, non alzate il mio velo,
che non vi comparisca dinanzi
la faccia del peccato tremendo.
Io non abbia da voi beveraggio;
perché poco è quello che soffro,
poco è quello che debbo patire.
Ma scacciatemi ora, con legni
e con pietre, scacciatemi via;
scacciatemi come il mastino
che all'agonia sarà mio compagno,
nel sangue del mio moncherino
maledetto entro il sacco d'infamia.
LA TURBA (sommessamente): - Oh povera, povera! Guarda
guarda: tutta bianca in due notti!
- Non piange. Pianger non può.
- Non si move. E come la statua
dell'Addolorata. Oh pietà!
- Miserere di lei, Iesu Cristo!
ALIGI: E voi, creature, non più
i nomi che il battesmo v'impose,
che m'eran le mie foglie di menta
in bocca, le mie foglie odorose,
che mi davan freschezza e piacenza
fino al cuore nel mio pasturare;
e non vorrei sorso d'altro
consólo pel mio trapassare.
Ma non più nominarvi m'è dato.
E s'appassiranno i bei nomi;
e non li canterà l'amor vostro
ché nessuno vorrà le sorelle
di Aligi. E ora il miele è veleno!
Scacciatemi via come cane,
anche voi scacciatemi via,
Ma, prima di scacciarmi, soffrite
ch'io vi lasci a voi sconsolate
le due cose ch'io sole posseggo,
vi porta: la mazza di sànguine
dov'io feci le tre verginelle
a simiglianza di voi
per avervi compagne su l'erba;
ahimè, dov'è la macchia tremenda.
E la macchia scomparirà
voglio per questo, e il patire
m'è poco al mio pentimento.
LA TURBA: - Oh povere, povere! Guarda,
- La morte le falcia e le lascia
per terra, che càmpino ancóra!
- Le taglia ma non se le porta.
ALIGI: E tu, che sei vergine e vedova,
tu che nell'arche tue del corredo
portasti vestimenta di lutto,
la prima notte e poi sempre,
LA TURBA: - Oh povera! Quella non giunge
a sera; è al suo ultimo fiato.
È tutta capelli: non ha
più carne: è tutta in quell'oro.
- Ma s'è scolorito il suo oro.
- Come l'erba del Giovedì Santo.
il Paradiso hai per certo.
- E s'ella non l'ha, chi l'avrà?
- Nostra Donna, portala in cielo!
- Mettila tra gli Angeli bianchi!
- Mettila tra le Màrtiri d'oro!
IONA DI MIDIA: Aligi, hai detto il tuo dire.
Su, lèvati e andiamo ch'è tardi.
se pietà vuoi avere, se dargli
vuoi la tazza, non t'indugiare.
La madre tu sei. T'è concesso.
LA TURBA: - Candia, Candia, alzagli il velo!
- Candia, dàgli la tazza, ch'ei beva!
- Dàgli il beveraggio, ch'egli abbia
cuore al supplizio. Su, Candia!
(Ornella presenterà alla madre la ciotola del vino misturato. Favetta e Splendore inciteranno la misera sospingendola. Aligi si trascinerà su i ginocchi verso la porta della casa, e alzerà la voce invocando il defunto).
ALIGI: Padre, padre, padre mio Lazaro
più d'un carro di buoi la tua bara,
Padre, padre, padre mio Lazaro,
a cercar quella pietra nel fondo
e tu mi vieni sopra con l'erpice,
Padre mio, fra poco son teco.
(La madre camminerà verso di lui, nell'orrore. Si chinerà, solleverà il velo, con la sinistra mano premerà al seno la guancia del figlio, con la destra prenderà la tazza recatale da Ornella, l'accosterà alle labbra del morituro. Si udrà un vocìo confuso della gente più discosta, giù pel sentiere).
IONA DI MIDIA: Suscipe, Domine, servum tuum.
LA TURBA: Christe eleison. Kyrie eleison.
- Questo in terra si vede, Gesù!
- E chi è che grida? perché?
- Silenzio! Silenzio! Chi chiama?
- La figlia di Iorio! La figlia
- È la figlia di Iorio, che viene.
- Risuscitata l'hai, buono Iddio?
- Largo! Largo! Lasciate passare!
- Ah strega d'inferno, sei tu?
- Fate luogo! Lasciatela! Passa,
passa, femmina. Su, fate luogo!
- Lasciatela, al nome di Dio!