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LA FIGLIA DI IORIO ATTO TERZO Scena quarta e ultima | «» |
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Aligi sorgerà in piedi, con la faccia scoperta, guatando verso il clamore; e la madre e le sorelle saranno presso a lui. Fendendo la turba apparirà Mila di Codra impetuosamente.
MILA DI CODRA: Madre d'Aligi, sorelle
stendardiero del Malificio,
sono a confessarmi in conspetto
IONA DI MIDIA: Silenzio, silenzio! Lasciate
Confèssati, Mila di Codra.
MILA: Aligi figliuolo di Lazaro
parricidio. Ma sì, il suo padre
ALIGI: Mila, innanzi a Dio tu ne menti.
IONA: Egli è confesso. Hai mentito.
LA TURBA: - Alle fiamme! Alle fiamme! Su, Iona,
- No, no! Io lo dissi: È innocente.
- È confesso! È confesso! La femmina
l'istigò ma egli diè il colpo.
- Tutt'e due sono rei. Alle fiamme!
MILA: Gente di Dio, datemi ascolto;
Sono pronta, venuta per questo.
IONA: Silenzio! Lasciate che parli.
MILA: Aligi figliuolo di Lazaro
ALIGI: Mila, innanzi a Dio tu ne menti.
ch'ella inganna il popolo giusto.
MILA: Egli non sa. Di quell'ora
sortilegio ch'io non conosca,
ch'io non operi. Se tra le donne
del parentado è quell'una
che mi fece accusa qui proprio,
quando entrai per la porta che è là,
venga innanzi e l'accusa ripeta.
LA CATALANA: Sono io quell'una. Son qui.
MILA: Fa testimonianza di me
per quelli che feci infermare,
per quelli che tolsi di senno.
LA CATALANA: Giovanna Camètra. Lo so.
So che fai nocimento a chiunque.
MILA: Avete udito, popolo giusto,
questa serva di Dio? Bene, è vero.
Mi confesso. Il santo dei monti
m'ha toccata quest'anima trista.
Mi confesso e mi pento. Non voglio
Voglio il castigo, e sia grande!
prendere vite, in giorno di nozze
varcai quella soglia che è là,
padrona e lo sconsacrai.
non bevvi, adoprai per fattura.
Le sorti del padre e del figlio
torsi a odio, e posi a pressura
di quelle giovanette sorelle
a mia difensione io le trassi.
quanta fu, quanta fu la nequizia!
IL CORO DELLE PARENTI: - È vero, è vero. Sì, questo fece.
- Sguisciò dentro la cagna randagia
su Vienda il suo pugno di grano.
- Di sùbito fece la sorte.
- E tutte noi contro gridammo
e fu vano gridare. Avea l'arte.
- È vero. Ora sì, dice il vero.
(Aligi starà a capo chino, col mento in sul petto, sotto l'ombra del velo, intento all'orribile conturbazione dell'anima sua, già scorrendogli per le vene la virtù del beveraggio).
ALIGI (scotendosi, con violenza): No, no, non è vero. T'inganna,
Tutti e tutte le stavano contro,
dietro a lei. Con questi occhi mortali
che non debbon vedere la stella
per mostrare ch'ell'era di Dio.
MILA: Oh povero Aligi pastore!
L'Angelo apostàtico era.
(Tutti si segneranno, tranne Aligi constretto dalle ritorte e Ornella che discostata dal portico terrà gli occhi fissi alla vittima volontaria).
né da te perdonata giammai)
apparve agli occhi tuoi per inganno.
Era l'Angelo iniquo, il fallace.
MARIA CORA: Io lo dissi, lo dissi nel punto.
Al sacrilegio gridai.
LA CINERELLA: Anch'io lo dissi, gridai.
Ha biastemato, ha biastemato!
Ma debbo scoprir la mia frode.
così come fai. Ch'io sia sola!
Aligi, quando venni allo stazzo,
la tua perdizione compiei.
Non ti sovviene di me? di tanto
amore ch'io t'ebbi, di tanta
nella voce, dinanzi al tuo viso?
Non ti sovviene che mai
ci contaminammo, che monda
presso il tuo giaciglio rimasi?
E come, come (tu non pensasti),
avean svergonata al conspetto
bene opravo con l'arte mia falsa.
Non mi vedevi tu raccattare
intorno al tuo ceppo le schegge
Tu lasciasti l'asce nel ceppo.
era in me sopra lui vincolato.
maligno. Imbestiato il suo padre
e mi trascinava furente.
Ei sopraggiunse e su noi
Sul colpo gridai: «L'hai ucciso!»
Al figlio gridai: «L'hai ucciso,
ucciso!» Potenza era in me grande.
Parricida lo fece il mio grido
nell'anima sua ch'era schiava.
«L'ho ucciso!» rispose; nel sangue
tramortì, più altro non seppe.
(Candia con ambe le braccia, scossa da un fremito quasi di belva, afferrerà il figlio ridivenuto suo. Da lui si distaccherà, con violenza selvaggia si avanzerà verso la nemica. Ma le figlie la tratterranno).
IL CORO DELLE PARENTI: - Lasciatela! Lasciala, Ornella!
Che il cuore le strappi, che il cuore
- Lasciatela, che se la metta
sotto i piedi, che la calpesti,
tempia e tempia, i denti le sgrani!
- Lasciatela! Lasciala, Ornella;
ché, se questo non fa, non le torna
- Iona, Iona, Aligi è innocente.
- Oggi il popolo è giustiziere.
(Mila si ritrarrà presso l'Angelo coperto, e guarderà Aligi già invaso dall'ebbrezza del vino misturato).
LA TURBA: - Lode a Dio! Gloria a Dio! Gloria Patri!
- La macchia non è sopra noi.
- Di nostra gente non viene.
straniera, di Codra alle Farne.
- L'ho detto, l'ho detto: È innocente,
Aligi è innocente. Sia sciolto!
- Iona, Iona, scioglilo! Il Giudice
- Piglia il capo della sortiera!
- Alle fiamme, alle fiamme la maga!
- O Iona di Midia, odi il popolo!
Sciogli l'innocente! Su, Iona!
MILA: Sì, sì, popolo giusto, sì, popolo
di Dio, piglia vendetta su me.
E l'Angelo apostàtico mettilo
nella catasta con me,
che faccia la fiamma per ardermi,
che si consumi con me.
ALIGI: Oh voce di promessa e di frode!
come cara mi fu, soffocatela
udita io l'abbia, che mai
n'abbia gioito! Rempietemi dentro
dalle acque di neve! Rempietemi
di tutti i miei giorni ingannati!
Cancellate da me ogni traccia!
io non abbia giammai! Ma, se questo
da voi non si può, s'io son quello
quello che adorai l'Angelo iniquo,
(Lonardo, non lo porre da banda)
ch'io dorma sott'acqua, nel gorgo
profondo, ancóra settecent'anni
e più non mi ricordi che il giorno
di Dio ha illuminato quegli occhi!
ORNELLA: Mila, Mila, è l'ebbrezza del vino
misturato, del beveraggio
ch'ebbe dalla madre a consólo.
LA TURBA: - Scioglilo, Iona. Ha il delirio.
- Ha preso il solatro nel vino.
- Che la madre lo stenda sul letto.
- Che il sonno gli venga, che dorma.
(Iona darà a taluno di sua gente lo stendardo e s'avanzerà verso Aligi per togliergli le ritorte).
ALIGI: Sì, per un poco scioglimi, Iona,
solo ch'io possa levar le mani
contra costei (no, non l'ardete:
la fiamma è bella!), chiamare i morti,
tutti i miei morti nella mia terra,
quelli degli anni dimenticati,
settanta braccia sotto la zolla,
MILA (con un grido lacerante): Aligi, Aligi, tu no,
tu non puoi, tu non devi!
(Libero delle ritorte i polsi, libero del velo nero il capo, Aligi cadrà fra le braccia della madre, preso dalla vertigine; e le maggiori sorelle e le donne del parentado gli saranno intorno).
IL CORO DELLE PARENTI: - Non isbigottire. È quel vino.
- Ora un gran sonno gli viene.
- Ch'ei dorma! Che Dio lo pacifichi!
- Stendetelo! Lasciate che dorma!
- L'uno e l'altra dal mondo di là.
- Laus Deo! Laus Deo! Gloria Patri!
(Iona metterà le ritorte a Mila di Codra che gli tenderà i polsi. La testa le coprirà col velo nero. Poi, ripreso lo stendardo del Malificio, sospingerà la vittima verso la turba).
che fa nocimento a chiunque,
Salvum fac populum tuum, Domine.
LA TURBA: Christe eleison. Kyrie eleison.
- Alle fiamme alle fiamme la figlia
e l'Angelo apostàtico al fuoco!
ORNELLA (a gran voce): Mila, Mila, sorella in Gesù,
io ti bacio i tuoi piedi che vanno!
Il Paradiso è per te!
MILA (di mezzo alla turba): La fiamma è bella! La fiamma è bella!
- FINE -
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