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Guardavi gli occhi miei tu, l'altra notte
ardere... Ho sete. Spengi tu la fiamma
che mi consuma; toglimi il dolore,
buona sorella; caccia questo male!
Ah, tu non puoi. Non guarirò già mai.
Apri. Ti prego: fa ch'io veda il cielo.
Come rifulge, innanzi l'alba, il cielo!
Come, nel suo morir lento, la notte
palpita! Oh come palpita! Non mai
io vidi l'Orsa rendere tal fiamma.
Hanno gli astri pietà di questo male,
alta pietà del grave uman dolore...
Io gemo dal mio letto il mio dolore.
Vago de l'alba, ride umido il cielo.
Levo io la fronte angusta, arsa dal male.
Sente l'alba ed i veli ampi la notte
agita pe' suoi mille archi di fiamma.
O cielo, o notte, chi v'attinse mai?
Ah non io già v'udii risponder mai,
allor che su da l'anima in dolore
la preghiera sorgea come una fiamma!
Pur, muta allora mi scendea dal cielo
una promessa; e ne l'immensa notte
pareami allora piccolo il mio male.
O sorella, ben altro è questo male.
Non guarirò, non guarirò più mai.
Morissi al meno! Fosse al men la notte
ultima questa e l'ultimo dolore
questo al conspetto del soave cielo
e non m'ardesse più l'atroce fiamma!
Ah tu non sai, ah tu non sai che fiamma!
Perché mi guardi tu? Guardi tu il male
divorarmi? Io ti veggo alta su'l cielo,
simile a un giglio. Io non ti vidi mai
così pallida, mai su'l mio dolore
così pallida. Un giglio ne la notte...
Perché mi guardi? Vedi tu la fiamma
crescer ne gli occhi miei? Vedi tu il male
cangiarsi in morte? - Oh sorridente cielo!